Dieci piccoli consigli per far fallire la scuola e il suo ruolo educativo: così un preside del bolognese ha voluto provocare i genitori riguardo a comportamenti che troppo spesso finiscono col minare il ruolo dell’istituzione scolastica. Professori sempre colpevoli, figli sempre innocenti, difesi nell’onore e nei comportamenti anche quando l’evidenza dimostra il contrario, scarsa attenzione e lassismo: questi sono solo alcuni dei “suggerimenti” basati su quanto, purtroppo, in moltissime famiglie è una prassi ormai consolidata. Così, con un intento quasi provocatorio allora Maurizio Lazzarini, direttore scolastico del liceo Fermi di Bologna ha mandato ai genitori dei suoi studenti il suo “decalogo per far fallire la Scuola”.

‘Sotstituirsi ai figli e non metterli in difficoltà’

Una lettera provocatoria che vuole invitare alla riflessione, inviata confidando nell’ottimo rapporto con le famiglie dei suoi alunni o altrimenti “non mi sarei mai permesso di scrivere una lettera così” confessa Lazzarini, preside intraprendente che quest’anno ha lanciato un’idea innovativa: 28 tra studenti all’ultimo anno e genitori nelle vesti di “tutor” dei nuovi arrivati, con tanto di pranzo di benvenuto comunitario per il primo giorno in classe. Un preside “fuori dagli schemi” che ogni anno manda una lettera di saluto, “è l’occasione per fare un bilancio – dice – tirare le somme” e in questo caso, verrebbe da dire, anche le orecchie ai genitori meno attenti alla formazione dei propri figli.

Quelle del decalogo, sono delle vere e proprie istruzioni al contrario per porre attenzione a tutti quei comportamenti negativi che troppo spesso alcuni i genitori mettono in atto: sostituirsi ai figli, evitare di metterli in difficoltà, credergli anche a dispetto dell’evidenza, difenderli in ogni circostanza e dare la colpa ai professori e alla scuola.

A mettere in pericolo la scuola non è solo quello che i genitori fanno, ma anche a quello che non fanno: badare ai voti più che alla reale sostanza di quanto appreso, non consultare il registro elettronico e non parlare con i docenti.

Cooperazione, non competizione

Ad un’accanita difesa della prole si affianca quindi un tiepido menefreghismo da cui deriva un’insulsa competizione: “le famiglie delegano sempre più agli insegnanti ma solo fino a prova contraria”, salvo poi attaccare e attribuire colpe al minimo segnale di qualcosa che non va.

Il maggior pericolo, sostiene, è quello di considerare vita reale e formazione come entità distinte e cita quei genitori che rifiutano di far fare ai propri figli i compiti estivi perché “loro li fanno crescere e noi trasmettiamo solo nozioni”: un’idea pericolosa che mina il ruolo sociale della scuola, già fortemente compromesso. Più che una provocazione dunque, un invito a deporre le armi, avere un atteggiamento più attento e consapevole verso la formazione dei propri figli e, soprattutto, un incoraggiamento alla collaborazione con l’istituzione scolastica con tanto di citazione di Betrand Russel, “perché certe cose è meglio dirsele –afferma Lazzarini – rinnovare ogni anno la stretta di mano. Con un sorriso”.