Settembre è arrivato e questo sarà il mese decisivo per molti lavoratori che aspettano con ansia le novità previdenziali che entreranno in vigore dal 2017. Il prossimo 21 settembre il Governo, dopo aver presentato l’aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (DEF), renderà pubbliche le modifiche alla attuale Legge Previdenziale. Il sogno che la Legge Fornero venga cancellata e sostituita, rimarrà tale, ma molte e soprattutto molto importanti sono le misure che con ogni probabilità entreranno nella manovra finanziaria di ottobre.
La pensione diventa flessibile e le ricongiunzioni gratuite
Manca la conferma che come dicevamo arriverà il 21 settembre, ma il pacchetto Pensioni, l’insieme di misure che correggeranno la Legge Fornero, sembra ormai pronto. Si tratta solo di sistemare alcune spigolature dei provvedimenti, di limitare la spesa pubblica e di fare rientrare le misure nei 2,5 miliardi che si pensa verranno destinati alle pensioni. L’APE per esempio è già pronto, con un costo per le casse statali che si aggirerebbe intorno ai 600 milioni. Sarà a facoltà dei lavoratori scegliere quando uscire dal lavoro a partire da 20 anni di contributi versati e 63 anni di età. La cosa certa è che la pensione sarà erogata dall’INPS utilizzando soldi di una banca, cioè ottenendo un prestito a nome del pensionato.
Quest’ultimo poi sarà il soggetto che a 66 anni e 7 mesi di età, cioè quando avrà raggiunto i requisiti per ottenere la vera pensione che gli spettava, restituirà i soldi alla banca, sempre attraverso l’INPS che tratterrà una rata dalla pensione mensile, per 20 anni. La spesa pubblica è giustificata dalla concessione di detrazioni fiscali a soggetti disagiati quali i disoccupati di lunga durata, le pensioni basse e così via.
Si valuta anche di concedere la possibilità al pensionato di richiedere una APE ridotta della metà o meno, in modo tale che il montante del debito si abbassi, un modo come un altro per evitare che la pensione futura si riduca sotto la soglia della povertà. Le ricongiunzioni onerose probabilmente verranno abrogate, cioè i lavoratori con carriere discontinue e soprattutto con versamenti in diverse casse previdenziali, potranno riunificare i propri versamenti presso la cassa che si occuperà di elargire la pensione.
Probabile che ogni singola cassa previdenziale, in base agli anni di contributi versati in essa, erogherà una parte della pensione al lavoratore.
Pensioni minime
Gli interventi prima descritti riguardano le pensioni future ed i lavoratori che ci andranno dal 2017. Per rilanciare l’economia, combattere il fenomeno dei pensionati poveri e rendere più dignitosa la pensione, si pensa di intervenire sulle pensioni minime che già sono erogate. La strada per il Governo è stretta, sempre per via dei fondi a disposizione e per via della differente condizione di ogni famiglia. La soluzione probabilmente sarà trovata tra un intervento sulla quattordicesima, un bonus da 80 euro o un aumento secco di assegni sulla falsariga del milione di Berlusconi.
Le quattordicesime oggi vengono erogate a luglio ai pensionati con assegni sotto i 700 euro al mese, a prescindere dai redditi della propria famiglia di appartenenza. Si valuta di estenderla a pensioni fino a 1.000 euro al mese o anche di più. I critici. Tra cui Boeri, Presidente dell’INPS, contestano la soluzione perché dovrebbe essere basata sull’ISEE della famiglia dal momento che il 70% delle quattordicesime finiscono nelle tasche di pensionati non poveri. Ecco allora che si valuta la soluzione di concedere un aumento di 80 euro alle quattordicesime o a tutti i pensionati sotto i 1.000 euro al mese. Ultima e forse più rilevante idea è quella di ripercorrere la strada che intraprese Berlusconi portando le minime ad un milione di lire.
Aumentare le pensioni minime ad almeno 600 euro al mese, proposta direttamente dal Premier Renzi. Il nodo restano le coperture, perchè poco meno di 2 miliardi sembrano pochi per le misure che accompagneranno l'APE.