Non sempre un atto di Equitalia, quindi una cartella di pagamento per una multa risulta essere legittima. Spesso però, anche se il contribuente ha la sensazione che sia dalla parte della ragione, soprattutto quando si ha la possibilità di pagare o le cifre richieste non sono molto alte, si sceglie la via più facile, quella del pagamento. Barcamenarsi con ricorsi, avvocati e giudici, nel 90% dei casi fa più paura della cartella stessa. La Cassazione però con una recente sentenza del 1° settembre ha sancito che le spese ed i risarcimenti saranno caricati in concorso al Concessionario ed all’Ente che gli ha conferito mandato di incasso.

Di cosa parla la sentenza

Il caso a cui fa riferimento la sentenza riguarda Equitalia e Roma Capitale. I Giudici della Alta Corte di Cassazione hanno di fatto respinto il ricorso di Equitalia contro la condanna a collaborare con il Comune di Roma a risarcire un cittadino che si era opposto ad una multa per violazione del Codice della Strada- L’opposizione del contribuente è stata ritenuta fondata dai Giudici in quanto la notifica della cartella non aveva rispettato gli standard di legalità. In parole povere era venuta a mancare la regolarità della notifica. Equitalia non contestava la ragione del cittadino, ma la condanna inflittagli dai Giudici, cioè di pagare in solido con il Comune 700 euro di spese di giudizio, tra le quali 600 euro al cittadino ed anche il contributo unificato.

La Cassazione di fatto ha sancito che il rapporto tra Ente e Concessionario alla riscossione, in questo caso Comune di Roma ed Equitalia è un rapporto interno a loro, cioè sono i due organismi ad organizzarsi come meglio credono. Nei confronti degli oppositori e quindi dei cittadini, la distinzione tra chi chiede il pagamento e chi deve incassarlo non è importante perché conta solo la causa dell’atto.

Continuano i problemi con Equitalia

Tempo fa il Premier Matteo Renzi aveva confermato la volontà dell’Esecutivo di eliminare Equitalia e forse non aveva tutti i torti. Le news quotidiane che riguardano l’Ente per la riscossione tanto odiato dagli italiani parlano costantemente di cartelle illegittime, atti erronei e richieste ai cittadini non legali.

La storia delle firme degli atti, quelle apposte da dirigenti non autorizzati perché decaduti o illegittimi è arcinota. Tanti sono i ricorsi che sono stati vinti dai cittadini e tanti altri aspettano l’esito che appare scontato. Ricorrere, soprattutto quanto si è dalla parte della ragione è sempre una soluzione e con la positività ottenuta da molti cittadini sta diventando una moda. Secondo alcuni report del Fondo Monetario Internazionale, il 77% dei crediti vantati da Equitalia non sono incassabili. Una parte riguarda i cittadini che non possono pagare o che non volgiono pagare, ma una larga parte sono frutto di atti che il Concessionario ha sbagliato ad inviare. Vizi formali, errate notifiche o addirittura richieste illegittime sono all’ordine del giorno.

Ecco che forse, riformare la riscossione, magari traslocandola da Equitalia all’Agenzia delle Entrate, che rispetto al Concessionario ha accesso ai dati finanziari dei contribuneti sarà una soluzione che risolverà alcuni spinosi casi.