Ogni anno la mobilità nazionale riduce considerevolmente la probabilità di scorrere in ruolo per quei docenti rimasti in Gae; quest'anno il disagio è ancora più forte specie per chi non ha accettato di produrre la domanda di partecipazione al piano straordinario di assunzioni previsto dalla legge 107. Al momento i docenti cosiddetti residuali delle Gae che attendono da molti anni di essere nominati in ruolo ammontano a circa 45.000 unità. Quest'anno lo stop è stato loro imposto dalle assegnazioni provvisorie dei docenti assunti con la fase C del piano.A ben vedere si può dire precari beffati un'altra volta, dopo l'approvazione del decreto legge 42 del 29 marzo 2016 noto come emendamento Puglisi che assegna le cattedre ai neo assunti in deroga al vincolo triennale della permanenza nella provincia di assegnazione originaria.

Fermate queste assegnazioni provvisorie

Occorrono garanzie per tutti i docentiresiduali delle Gae perché l'aver permesso queste assegnazioni provvisorie suona come una condanna a non lavorare. Non si possono penalizzare docenti qualificati ed esperti che liberamente hanno scelto di non presentare la domanda di partecipazione al piano di assunzioni. In diverse regioni meridionali sono in atto iniziative legali a tutela dei residuali delle Gae contro le AP. In Sicilia e Sardegna il fenomeno ha lasciato fuori dalle assunzioni migliaia di precari. In Campania sta per essere decretato l'accordo con i sindacati per 3000 assegnazioni provvisorie. La sola eccezione proviene dalla regione Puglia. La denuncia arriva via web da una precaria delle Gae che ha scritto una lettera ad Orizzonte Scuola con le richieste in favore della categoria.

Le richieste

La lettera riassume sostanzialmente in tre punti le richieste dei residuali delle Gae:

Al primo punto si chiede di non replicare anche per i prossimi anni col provvedimento delle AP come invece ha fatto l'emendamento Puglisi;

al secondo punto viene spiegato che avviare nuovi corsi di specializzazione sul sostegno specifici per i neo assunti vorrebbe dire penalizzare chi ogni anno ambisce ad una supplenza da Gae;

e infine che venga garantita quella continuità didattica che specialmente per il sostegno è indispensabile.

La via alternativa

Per risolvere il Lodo Gae si può intervenire alla radice del problema per spezzare quel circolo vizioso della mobilità nazionale che ogni anno penalizza duramente i residuali Gae (vedasi Gae infanzia con oltre 17.000 docenti in attesa) che attendono il ruolo in qualche caso anche da 20 anni. Occorre cioè trasformare le cattedre da organico di fatto in organico di diritto laddove esse sono ormai una realtà consolidata. Questo va fatto al sud, ripristinando almeno 10 mila cattedre e restituendo le ore agli ITP come da sentenza del Tar.