Un resoconto amaro per il Belpaese quello emerso dall’ultimo rapporto Ocse “Uno sguardo sull’istruzione” che vede – per l’appunto – la scuola italiana piazzarsi al penultimo posto della classifica, dopo di noi solo l’Ungheria.
Secondo la ricerca i principali problemi dell’italia sono essenzialmente tre:
- neet in aumento, l’acronimo inglese si riferisce in particolare a quella fascia di giovani compresa tra i 20 e i 24 anni che non lavorano, non studiano e non seguono alcun percorso di formazione;
- disaffezione verso il percorso universitario da parte dei giovani;
- il corpo docente italiano è tra i più vecchi di tutti i paesi membri Ocse.
Neet e disoccupazione
Dallo studio si evince che tra il 2005 e il 2015 la percentuale dei neet italiani è aumentata di 10 punti, un incremento importante rispetto agli altri Paesi dell’Ocse.
Questo risultato è in parte derivante dalla crisi economica che ha abbassato il tasso di occupazione dei 20-24enni al 12%. Tuttavia, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico sottolinea che anche le altre Nazioni colpite dalla crisi, come ad esempio Grecia e Spagna, hanno subito un calo simile di occupazione, se non addirittura maggiore, senza però registrare un aumento così rilevante dei neet. In questi Paesi, infatti, molti dei giovani senza Lavoro sono stati reintrodotti in percorsi d’istruzione, ad esempio in Grecia è aumentata del 14% la percentuale di giovani iscritta a un corso di studi e in Spagna del 12%, mentre in Italia è solo +5%.
Studiare o non studiare?
Il fatto che molti giovani disoccupati o inoccupati non abbiano scelto di proseguire gli studi post diploma indica che l’Università non viene ritenuta una scelta valida per inserirsi nel mercato del lavoro.
Inoltre la soglia di giovani di età compresa fra i 25 e i 34 anni in possesso di una laurea che permette loro di trovare un impiego in Italia è di oltre venti punti inferiore alla media dei paesi Ocse. A tutto ciò si aggiunge il problema delle tasse universitarie piuttosto elevate e gli scarsi interventi pubblici per il diritto allo studio, infatti, solo uno studente su cinque percepisce una borsa di studio.
Tutti questi elementi contribuiscono ad allontanare i giovani dall’Università.
Chi sono i nostri docenti?
A caratterizzare la scuola italiana sono per lo più insegnanti anziani e con paghe basse. Siedono dietro la scrivania in gran parte donne over 50, vi è quindi una scarsa presenza di docenti maschi. Come si legge nel rapporto Ocse: ‘Dai sei ai sette insegnanti su dieci sono ultracinquantenni, mentre otto insegnanti su dieci sono di sesso femminile’.
Questo squilibrio di genere, tuttavia, è meno evidente a livello dirigenziale difatti solo il 55% dei dirigenti scolastici è donna. Nel documento si sottolinea, però, che il governo italiano ha approvato un nuovo piano assunzioni che potrebbe svecchiare il corpo docente dello Stivale tricolore.