Il 2017 sarà l’anno del varo del reddito d’inclusione a sostegno delle famiglie povere. Non si tratta del reddito di cittadinanza, da tempo auspicato dal Movimento 5 Stelle, ma qualcosa che potrebbe arrivare a somigliargli se è vero che, come ha sostenuto il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti, riuscirà a garantire un sussidio a quasi un milione di persone in condizioni di povertà.

La misura è presente nel ddl Povertà, attualmente in discussione in Parlamento e la cui approvazione è prevista, appunto, per i primi mesi del 2017.

Reddito d’inclusione: chi potrà richiederlo

Della prossima approvazione del reddito d’inclusione il ministro Poletti ne ha parlato nel corso di un convegno organizzato dalla Cisl si temi del welfare e dell’inclusione sociale. Secondo quanto è emerso, il reddito d’inclusione potrà essere richiesto dalle famiglie che vivono sotto la soglia di povertà, identificata con il limite di reddito Isee inferiore a 12 mila euro, e con la presenza di minori.

Il suo funzionamento ricalcherà quello della carta SIA (Sostegno per l’Inclusione Attiva), le cui domande possono essere presentate dallo scorso 2 settembre, e che rappresenta una versione ridotta di quello che sarà il reddito d’inclusione. Le famiglie, quindi, riceveranno un sussidio condizionato all'adesione ad un progetto personalizzato di attivazione sociale e lavorativa.

Lo stanziamento di un miliardo di euro, previsto per questa misura di contrasto alla povertà, consentirà, secondo Poletti, di fornire un sostegno ad oltre 200 mila famiglie, equivalenti ad un milione di persone, di cui 500 mila minori.

Le proteste del M5S: ‘Una truffa che cancella il reddito di cittadinanza’

Se l’annuncio del varo del reddito d’inclusione per il 2017 è stato accolto con favore dai sindacati, lo stesso non si può dire del Movimento 5 Stelle, la cui senatrice Nunzia Catalfo ha parlato di ‘truffa semantica’ che mira ad affossare la proposta del reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia del movimento grillino.

Secondo i 5 stelle, infatti, la misura prevista dal ddl Povertà raggiungerebbe appena 250 mila persone, mentre la proposta pentastellata potrebbe far uscire dalla povertà 3 milioni di persone. Il costo di questa manovra, sostiene la senatrice Catalfo, sarebbe ampiamente sostenibile, essendo stato quantificato in 14,9 miliardi di euro, dei quali 10 recuperabili dalla manovra degli ’80 euro’. Nulla se si considera il fallimento del Jobs Act, costato 20 miliardi.