La riforma delle Pensioni di Matteo Renzi contiene un'importante novità sul fronte dei prelievi agli assegni di pensione più alti. Infatti, è contenuta nel testo che è stato presentato al Parlaemento per il voto, l'eliminazione del contributodi solidarietà per le pensioni a partire dai settemila euro lordi mensili (circa 91 mila euro all'anno), corrispondenti ad un netto di 4.300 euro. Con questa misura, pertanto, il Governo Renzi ha optato nel senso di non rinnovare il provvedimento che scade alla fine del 2016. Tradotto in soldoni, molti pensionati si vedranno crescere il proprio mensile dal prossimo anno.

Pensioni 2017, novità assegni più alti: cancellato il contributo di solidarietà

Dunque, le cosiddette pensioni d'oro avranno un aumento per effetto della scadenza della norma e non di una nuova misura a favore. Il contributo era stato introdotto nel 2014 e valeva per il triennio fino al termine del 2016 sul quale anche la Corte costituzionale non hapotuto esprimere un giudizio di illegittimità qualche mese addietro. Il provvedimento, nello specifico, riguarda le pensioni che superano di quattordici volte il minimo delle pensioni fissato dall'Inps (91 mila euro lordi annuali), con una decurtazione dell'assegno del 6 per cento. Ma il taglio è a salire per le pensionipiù elevate: del 12 per cento su quelle di importo minimo di 20 volte (rientrano quelle a partire dai 10 mila euro mensili) e del 18 per cento per i mensili corrispondenti a 30 volte il minimo (dai 15 mila euro lordi a salire).

Riforma pensioni 2016: aumenti per le pensioni d'oro

Il quotidiano Il Messaggero di oggi, 30 ottobre 2016, ha pubblicato anche una simulazione della mancata applicazione del contributo di solidarietà alle pensioni più alte. Infatti, chi guadagna 150 mila euro lordi annui, non si vedrà applicato il taglio di circa quattromila e settecento euro (che, pertanto, si ritroverà in più dal 2017).

La mancata decurtazione, in ogni modo, ha effetti mitigati dalla tassazione: infatti,in termini netti, il taglio è di appena al di sopra della metà, ovvero sui duemila e quattrocento euro, derivanti dal mancato riconoscimento sulla somma decurtata, dell'Irpef e delle addizionali.