Restano ancora da chiarire i dettagli operativi della riforma previdenziale discussa tra Governo e sindacati nella riunione dello scorso 28 settembre. L'intesa per la creazione di un meccanismo di anticipo pensionistico non è infatti riuscita a definire con precisione i criteri di salvaguardia e le penalizzazioni da applicare ai lavoratori che sceglieranno di uscire su base volontaria, mentre i sindacati hanno espresso tutte le proprie perplessità rendendo esplicita la "non piena condivisioneda parte delle OO.SS. sul meccanismo dell’APE". Resta il fatto che l'anticipo pensionistico rappresenta al momento lo strumento principe attraverso il quale il Governo si è impegnato a perseguire la flessibilità previdenziale e l'uscita anticipata dal lavoro, che altrimenti resterebbe bloccata a 66 anni e 7 mesi.

Secondo quanto è stato reso noto finora, l'APE consentirà l'uscita dei lavoratori a partire dai 63 anni, garantendo un reddito ponte agli aderenti fino alla maturazione dell'assegno vero e proprio, a patto però di aver maturato almeno 20 anni di contribuzione. Ma ciò che desta maggiore preoccupazione sono i criteri in fase di definizione per poter beneficiare della cosiddetta APE social; parametri che potrebbero avere un peso importante anche sul destino dei lavoratori precoci. Vediamo insieme perché.

Pensioni anticipate e APE: attesa per la definizione dei criteri sociali e per i precoci

Stante la situazione appena descritta, sono i criteri di salvaguardia a preoccupare maggiormente i pensionandi ed a togliere loro il sonno.

Il Governo si è impegnato a definire con i sindacati quali sono le situazioni sociali di maggiore disagio, ma resta il rischio che si crei l'ennesimo spartiacque tra chi potrà beneficiare di un'azione di tutela e chi ne verrà effettivamente escluso. Lo schema di funzionamento dovrebbe prevedere una doppia tutela. La prima riguarderà il tipo di lavoro svolto, garantendo un'uscita senza costi per chi si è confrontato conimpieghi usuranti, attività faticose, per chi soffre condizioni di salute difficili in età avanzata o per chi svolge attività di sostegno ad un familiare di primo grado invalido.

Il secondo parametrosi propone di sostenere le persone che avranno un futuro assegno inferiore a 1500 euro. Sulla base degli stessi parametri potrebbero poi funzionare anche i prepensionamenti dedicati ai lavoratori precoci, per i quali si studial'adozione della nota Quota 41.

Sindacati pronti ad assemblee per spiegare la nuova riforma previdenziale

Nel frattempo i sindacati si dicono pronti al confronto con i propri iscritti, al fine di entrare nel merito della riforma discussa con il Governo. "Nei prossimi giorni in tutta Italia si terranno migliaia di assemblee con i pensionati per spiegare che cosa prevede l'intesa con il Governo sulle Pensioni, quali risultati abbiamo portato a casa e che cosa dobbiamo ancora fare": lo ha affermato Ivan Pedretti, Segretario Generale della Spi - Cgil. "Spiegarsi bene e confrontarsi è fondamentale per un sindacato come il nostro" ricorda il sindacalista, presentandoi nodi caldi della discussione in corso all'interno di un nuovo volantino.

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