Purtroppo, mistificare la realtà quando ci sono di mezzo gli affari, può rappresentare un modo per accapararsi più clienti. Gli avvocati lo chiamano il “dolus bonus”, e sono spesso proprio loro che nei rapporti con il clienti tendono ad usare proprio quelle frasi che essi vorrebbero sentire. Questa condotta che non per questo sconfina nella palese menzogna, allo stesso modo non può essere considerata fonte di responsabilità professionale. Frasi quali: La vittoria è assicurata!,In massimo 4 anni avremo la sentenza! Prendiamo un po’ di tempo! sebbene possano nascondere delle insidie escludono infatti a priori una qualsiasi forma di responsabilità professionale.

La Cassazione: sentenza n.22606/16: quando l’avvocato è scusabile?

La Corte di cassazione con la sentenza n.22606/16 ha ritenuto che sia l’errore grave sia la colpa integrano invece delle ipotesi di responsabilità se, il giudizio avrebbe avuto un esito (positivo) differente per il cliente, qualora esse non si fossero verificate. Spetta dunque in tali casi all’assistito ( per ottenere il risarcimento dei danni) dimostrare che senza quell’omissione-errore tenendo il comportamento dovuto, non si sarebbe prodotto l’evento danno e il giurista avrebbe dunque vinto la causa, ottenendo il riconoscimento delle ragioni del cliente. L’avvocato però non per questo deve sempre garantire l’esito favorevole sperato dal cliente.

Il risarcimento presuppone sempre la prova dello stringente rapporto di causa-effetto tra il comportamento processualmente negligente denunciato dall’assistito e il danno lamentato, non è sempre facile individuare cosa debba intendersi per violazione del dovere di diligenza qualificata nei confronti del cliente. Il codice civile all’art.

1176 co. 2 impone infatti di osservare la regola della giusta diligenza nell’esecuzione dell’incarico -mandato conferito. Ma per aversi responsabilità professionale di cosa c’è bisogno: di un grave errore di negligenza, di una errata strategia processuale?

Se la procura rilasciata dal cliente "con ogni ampio potere", consente sempre all'avvocato di esperire ogni iniziativa funzionale al raggiungimento della tutela dell'interesse dello stesso, ecco dunque che in tali casi non sussisterà responsabilità professionale, se il risultato non è stato poi quello sperato.

Viceversa laddove l’inadempimento del legale siano conseguenza immediata e diretta di un danno subito ( in termini di lucro cessante e dato emergente) allora l’avvocato deve risarcire il danno. Ne consegue che una strategia processuale sbagliata genera responsabilità se essa sia valutata dal giudice di merito in virtù dell’esito infausto del giudizio, causando degli errori che ripercuotono i loro effetti sui clienti.

Doveri d’ufficio dell’avvocato e diritti del cliente.

L’avvocato ha quindi l’obbligo non solo di informare il cliente sulle caratteristiche della controversia e dell’attività stragiudiziale e giudiziale, ma anche sulle diverse fasi del procedimento iniziale- finale ), nonché sull'emissione della sentenza.

Fra i diritti dei clienti che trovano la propria ratio nel rapporto di natura fiduciaria che viene ad instaurarsi tra l'avvocato e il cliente, c’è anche quello di essere dissuaso da azioni pretestuose (prive di fondamento), inutili. Il giurista deve quindi prospettare tutte le possibili soluzioni, per fare in modo che il cliente abbia sempre l’ultima parola