E’ attesa entro il mese di dicembre la sentenza della Corte Costituzionale sul rimborso degli arretrati alle Pensioni interessate dal blocco delle rivalutazioni introdotto con la riforma Fornero. L’alta Corte non dovrà pronunciarsi, ricordiamo, sulla legittimità del blocco delle perequazioni, già bocciato con la sentenza n. 70 del 30 aprile 2015, ma sul successivo decreto con il quale il governo Renzi riconosceva un rimborso solo parziale delle rivalutazioni bloccate nel 2012/2013.

Per poter beneficiare di una eventuale sentenza di illegittimità da parte della Corte Costituzionale è però indispensabile inviare una richiesta di rimborso.

A chi spetta il rimborso degli arretrati sulle pensioni

L’eventuale rimborso degli arretrati sulle pensioni spetta a quei pensionati che nel 2012 percepivano un assegno superiore a 1.088 euro netti e nel 2013 di 1.117 euro netti al mese. Si tratta, quindi, di quei trattamenti previdenziali per i quali la riforma Fornero aveva stabilito il blocco delle rivalutazioni. Una misura riconosciuta incostituzionale dalla citata sentenza della Consulta e in seguito alla quale fu emanato un decreto che riconosceva un rimborso parziale una tantum.

Il rimborso potrà essere richiesto anche da chi, negli anni 2012 e 2013, raggiungeva il limite minimo indicato dalla riforma per incorrere nel blocco delle rivalutazioni grazie al cumulo con assegni di reversibilità.

Perché e come richiedere il rimborso pensioni entro il 31 dicembre

I pensionati interessati al rimborso degli arretrati dovranno prestare molta attenzione alla scadenza del 31 dicembre 2016, la data che segnerà i cinque anni dall’entrata in vigore della legge Fornero. Trascorso tale periodo, infatti, scatterà la prescrizione che annullerà ogni eventuale diritto dovesse essere riconosciuto dalla sentenza della Corte Costituzionale.

E’ da tempo partita una compagna da parte di sindacati, associazioni e studi legali per informare i pensionati della possibilità di bloccare la prescrizione attraverso l’invio di una lettera di messa in mora dell’Inps. Con questa lettera di diffida, da inviare per raccomandata, viene richiesto il rimborso al 100 per cento degli arretrati non percepiti per il blocco delle rivalutazioni ed il ricalcolo dell’assegno eliminando gli effetti a cascata di tale blocco.

Si tratta di cifre che vanno da circa 1.200 ad oltre 4.000 euro, a seconda dell’importo della pensione.

Per l’invio della lettera, i pensionati possono rivolgersi alle sedi locali dei sindacati che offrono gratuitamente tale servizio.