Le situazioni complicate che si sono create in seguito alla legge Fornero sono state talmente tante che attualmente gli italiani non sanno se e quando riusciranno a percepire una pensione dignitosa. Con i lavoratori precoci, gli esodati, il popolo dei disoccupati che aumenta sempre di più e i lavori usuranti, il governo sta cercando di varare numerose misure per cercare di sanare una situazione al collasso. Tante persone erano convinte di poter andare in pensione, ma in realtà si trovano davanti molti anni di lavoro in più e coloro che sono già in pensione da tempo, (magari avendo lavorato più anni rispetto a quelli che ci sono andati da poco e percependo di meno), si vedono a rischio anche quei pochi soldi che riescono a mettere da parte.

Il vecchio metodo retributivo con il quale venivano calcolate le Pensioni è ormai superato, tuttavia adesso ci si ritrova con personaggi che percepiscono un vitalizio cospicuo e poveri pensionati che non riescono a fare la spesa.

Ritornare al contributivo o ricorrere all’assistenzialismo pensionistico?

Ritornare alle vecchie regole del retributivo non sarebbe un’idea del tutto insensata, oppure si potrebbe arrivare al punto di chiedere un contributo di solidarietà come aveva proposto il presidente dell’Inps Tito Boeri. Tutti i problemi che sono scaturiti sulla questione pensioni vengono risolti mettendo delle toppe che, invece di essere delle vere e proprie riforme giuste e a lungo termine, allargano ancora di più il divario tra coloro che a parità di contributi sono andati in pensione molti anni fa e quelli che ci andranno adesso, per non parlare dei giovani (e non) che iniziano ora ad addentrarsi nel mondo del lavoro e la pensione probabilmente non la vedranno mai.

Ape e lavori usuranti, ma chi paga?

Ultimamente si parla dell’anticipo pensionistico, un sistema per permettere ai lavoratori che hanno compiuto 63 anni senza avere raggiunto i 42 anni di contributi di andare in pensione in anticipo. L’anticipo pensionistico attualmente sarebbe fino a tre anni e sette mesi, naturalmente percependo una riduzione dell’assegno, che verrà erogato dalle banche.

Questa sorta di prestito sarà restituito in vent’anni quando scatteranno i requisiti pensionistici, tuttavia i costi sono interamente a carico dei lavoratori. Chi fa lavori usuranti o chi non lavora per niente potrà beneficiare di questo anticipo, definito comunemente Ape solamente se avrà maturato una pensione netta fino a 1200 euro mensili.

Si tratta di una cifra veramente esigua, tuttavia è sempre meglio di niente e va a coprire le fasce deboli della popolazione. Lo stato di povertà in cui versa l’Italia è molto preoccupante e le varie toppe che cerca di mettere il governo per consentire ai pensionati una vita dignitosa non fanno prevedere niente di buono.