L'esito del referendum costituzionale di domenica scorsa potrebbe avere ripercussioni sul nuovo contratto degli statali e, nello specifico, del personale della Scuola. Infatti, l'incerta situazione di governo potrebbe mettere in fuorigioco le deleghe di attuazione della riforma scolastica di Renzi, ma anche le modifiche alla Buona scuola che si stavano discutendo in sede di rinnovo del contratto.

Il Governo Renzi ed il ministero dell'Istruzione, infatti, avevano mostrato timidi approcci alla possibilità di rivedere i principi normativi fissati dalla legge 107/2015, soprattutto per quanto riguarda la chiamata diretta, la mobilità dei docenti ed il bonus di merito assegnato dai presidi, con l'ipotesi di un ritorno alla contrattazione sindacale.

Scuola, mobilità 2017/18: chiamata diretta, titolarità sede docenti, tutto invariato?

Domani, 7 dicembre 2016 era previsto in agenda un incontro al ministero dell'Istruzione tra i rappresentanti del ministro Stefania Giannini ed i sindacati. L'incontro, fa sapere Italia Oggi, è saltato: i sindacati avrebbero avanzato la richiesta al dicastero di Viale Trastevere di ripristinare la mobilità su sede, anziché su ambiti territoriali così come disegnata dalla Buona scuola. Con la probabile caduta del Governo Renzi e la sostituzione con un esecutivo politico o tecnico ma, in ogni modo, di durata limitata, è possibile che il discorso venga congelato. E che la mobilità 2017/18 continui il suo percorso sulla base di quanto previsto dalla legge 107: piena attuazione degli ambiti territoriali e chiamata diretta dei dirigenti scolastici.

Dunque sfumerebbe anche la possibilità di ripristinare la titolarità della sede dei docenti, che sarebbero titolari solo di ambito territoriale.

Contratto scuola 2016: aumenti stipendio 2017 e 2018 docenti e Ata

In tema di stipendi dei docenti e del personale Ata della scuola, poi, i sindacati assicurano che gli aumenti decisi lo scorso 30 novembre di 85 euro (ma solo dal 2018) saranno validi anche se dovesse cambiare Governo.

In tal senso, però, occorrerebbe trovare le risorse, tuttora insufficienti, che permettano la distribuzione degli aumenti di stipendio promessi. Per il 2017, secondo quanto stanziato nel Bilancio, gli incrementi in busta paga dovrebbero fermarsi a circa 40 euro mensili, per poi aumentare ulteriormente solo nell'anno successivo.