La Legge di Bilancio del 2017, quella che il 22 Dicembre è finita in Gazzetta Ufficiale e che dal prossimo 1° gennaio entrerà ufficialmente in vigore, ha riservato novità per le Pensioni. Niente di particolarmente eccezionale, con la Legge Fornero che resta in vigore con tutto il suo assetto normativo. Dal pacchetto previdenziale della manovra finanziaria vengono fuori alcune possibilità di pensione in anticipo, almeno per alcune categorie di lavoratori o di soggetti disagiati. Ecco le novità punto per punto:
APE e pensione di vecchiaia
La novità assoluta è l’APE, pensione di 12 mensilità anticipata rispetto ai 66 anni e 7 mesi previsti per la pensione di vecchiaia (per le donne del settore privato 65 anni e 7 mesi, per le autonome 66 ed un mese).
L’APE in vigore dal 1° maggio 2017 consente l’anticipo pensionistico con i seguenti requisiti:
- almeno 63 anni di età
- 20 anni di contributi versati
La pensione è erogata in prestito da una banca ed una volta arrivati a 66 anni e 7 mesi di età, cioè alla vera pensione di vecchiaia, la pensione verrà decurtata della rata di prestito da restituire. Nella versione assistenziale di APE, quella per disagiati, il debito verrà restituito dallo Stato e non dal pensionato. Categorie alle quali si applica l’APE sociale sono:
- disoccupati senza ammortizzatori da 3 mesi
- invalidi o con invalidi a carico con almeno il 74% di invalidità
- lavori gravosi
Per le prime due categorie di soggetti disagiati servono 30 anni di contributi anziché 20 mentre per i gravosi, 36 anni di contributi.
Anticipata ed opzione donna
Le stesse categorie rientrano nella quota 41, la pensione anticipata per i precoci, sempre che tra i 41 anni di contributi accumulati, uno sia stato versato anche discontinuamente prima dei 19 anni di età. L’anticipata per il 2017 resta sempre quella prevista dalla Fornero che ha sostituito la pensione di anzianità.
Si lascerà il lavoro senza limiti di età con 42 anni e 10 mesi di età se maschi e 41 anni e 10 mesi per le donne. Per queste ultime estesa opzione donna:
- 35 anni di contributi centrati entro il 31 dicembre 2015
- Almeno 57 anni e 7 mesi raggiunti entro il 31 luglio 2016 (un anno in più per le autonome)
Altre vie particolari
L’intreccio tra vecchie e nuove norme lascia aperte diverse vie per la pensione anche nel 2017.
Esiste la pensione contributiva che si centra a 63 anni e 7 mesi di età con assegno di pensione calcolato alla data di uscita pari ad almeno 1350 euro circa e con almeno 20 anni di contributi. Per gli usuranti previsti dalla normativa si esce a 61 anni e 7 mesi con 35 di contributi e da quest’anno, la decorrenza della pensione immediatamente al raggiunto limite dei requisiti, senza finestre mobili. Senza il minimo contributivo dei 20 anni, difficile rientrare in vie di uscita per la pensione. Restano comunque in vigore la pensione contributiva con soli 5 anni di contributi ma a 70 anni e 7 mesi. Inoltre, per quei pochi che ancora rientrano ci sono sempre opzione Dini e deroga Amato, pensione di vecchiaia con 15 anni di contributi versati ma legati a determinati periodi di versamenti molto indietro nel tempo.
Come dicevamo, resta viva la Fornero ma anche il suo scivolo o salvacondotto. In pratica, aver centrato quota 96 prima del 31 dicembre 2012 offre la pensione a 64 anni anche nel 2017. Necessari 35 o 36 anni di contributi versati e 60 o 61 anni di età entro quella data per centrare l'uscita al compimento dei 64 anni di età nel 2017.
Carriere discontinue
Altra novità importante è il cumulo gratuito dei contributi che cancella le ricongiunzioni onerose. Chiunque abbia versamenti in diverse casse previdenziali, ad esclusione degli agenti e rappresentanti che hanno versamenti Enasarco, possono ricongiungere i contributi presso la cassa che pagherà la pensione, gratuitamente. La pensione verrà pagata pro quota da tutte le casse. In pratica, ogni singola cassa previdenziale concorrerà all'assegno con la quota di pensione calcolata con le proprie regole ed in base ai contributi versati.