Dopo un anno e mezzo della entrata in vigore del controverso Jobs Act i dati a disposizione dell'Osservatorio sul precariato dell'Inps parla abbastanza chiaro. Nei primi otto mesi del 2016, i licenziamenti disciplinari, anche per futili contestazioni, sono aumentati a dismisura. Il decreto legge 20 del marzo 2014, meglio noto come decreto Poletti, e la legge 183 del 10 dicembre 2014, dovevano essere strumenti per combattere il mancato aumento dell'occupazione che si andava registrando da svariati anni, ricreando all'incirca il successo avuto negli Stati Uniti della “Jumstart Our Business Stratups Act”, acronimo di Jobs Act.

Una legge voluta, varata e promulgata durante la presidenza di Barack Obama nel 2012, per concedere aiuti alle piccole e medie imprese americane.

I dubbi della Suprema Corte Costituzionale

L'ultima discutibile modifica al testo originale del Jobs Act, che prevedeva l'eliminazione dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori sia per il settore pubblico che per quello privato, è avvenuta dopo sentenza n.11868 del 9 giugno 2016 della Corte Costituzionale. La sentenza ribalta il decreto Poletti a favore dei lavoratori pubblici, i quali saranno ancora salvaguardati sotto l'ombrello di tale articolo e immuni ai licenziamenti ingiustificati.

Rapporti sempre più tesi

Il mondo del lavoro nel settore privato è sempre stato soggetto a regole molto diverse e, secondo alcuni sindacati, anche discriminanti rispetto al settore pubblico.Oggi, con l'inasprimento della crisi economica e finanziaria e la cattiva applicazione di alcuni strumenti del Jobs Act, il licenziamento è all'ordine del giorno.

Più 28% quelli per cause disciplinari, +30% di risoluzioni di contratti a seguito di contestazioni di vario tipo, anche futili, e -30% di assunzioni a tempo determinato. È quanto riferisce la più vecchia delle organizzazioni sindacali, la CGIL, che ora ha depositato le firme necessarie presso la Cassazione per chiedere il ripristino immediato dell'articolo 18, cancellare i voucher e ristabilire importanti responsabilità che riguardo l'oscuro mondo degli appalti e subappalti.