Oggi apriamo la nostra rubrica con una nuova intervista all’On. Anna Giacobbe della Commissione lavoro alla Camera, commentando le ultime vicende relative all’opzione donna.

Partiamo da una buona notizia: con l’approvazione della LdB 2017 è arrivata l’estensione dell’OD alle lavoratrici dell’ultimo trimestre. Come giudica questo traguardo?

E’ davvero una buona notizia: tante donne trovano così una risposta, una soluzione positiva. Era l’obiettivo principale che ci eravamo posti; doveroso dare attuazione alla sperimentazione di “opzione donna”, sino alla fine.

E dire che senza l’interpretazione restrittiva dell’INPS tutto sarebbe stato già risolto in origine: ma abbiamo imparato che le cose che sembrano semplici spesso non lo sono. Il nostro lavoro in Parlamento è stato sostenuto del pressing del Comitato Opzione Donna e da tante che ci hanno scritto, che hanno parlato con noi, dalle donne dei Sindacati.

Purtroppo le recenti vicende politiche hanno reso impraticabile la discussione di una possibile apertura al cumulo per OD: quali sono i suoi rilievi al riguardo?

Il cumulo gratuito dei contributi è uno dei contenuti positivi della Legge di Bilancio: averlo esteso anche alle casse professionali è stato un ulteriore passo avanti, molto importante, soprattutto per i giovani professionisti.

Riconoscere la possibilità per le donne che scelgono “opzione donna” di utilizzare i contributi che hanno versato nella gestione separata per raggiungere i 35 anni sarebbe solo giusto, quasi ovvio: a maggior ragione per loro che avranno una pensione calcolata totalmente con i sistema contributivo. Avevamo presentato un emendamento per risolvere questo problema; non era passato alla Camera, ma contavamo di recuperare la cosa al Senato: poi è arrivata la crisi di governo.

Devo dire che avere messo in sicurezza, con il voto di fiducia al Senato, il testo che avevamo definito alla Camera è stato già un risultato, da non sottovalutare, in questa fase così difficile ed incerta. Sul “cumulo per OD” troveremo il modo di ritornare: mi permetto di dire che varrebbe la pena anche di aprire un contenzioso con l’Inps per vedere riconosciuto questo diritto; ma saranno le donne interessate e i loro Patronati a valutare questa possibilità.

Infine, per quanto concerne la flessibilità previdenziale in favore del genere femminile, può raccontarci a suo parere verso quale direzione potrà evolvere la discussione nel prossimo futuro?

Con l’accordo tra Governo e Sindacati della fine di settembre, e con la Legge di Bilancio che gli ha dato concreta applicazione, si è fatto un passo avanti molto importante: è stato riconosciuto che l’uscita dal lavoro verso la pensione non può essere così rigida, penalizzante per tutti, ma soprattutto per le donne. Tra le ragioni che devono essere considerate per accedere alla pensione con un’età inferiore, o con un numero di contributi “decente”, la condizione delle donne deve esser riconosciuta. Oggi non è ancora così, ma è stato rotto un tabù: le rigide e pesanti regole della “legge Fornero” per andare in pensione sono state messe in discussione.

E’ stata aperta una breccia: bisognerà provare ad allargarla. Abbiamo preteso (perché così è stato) che il “contatore” (la verifica su quanto sarà davvero speso per OD e la possibilità di utilizzare i risparmi per finalità analoghe) non fosse cancellato. Questo ci permetterà di disporre di una quota di risorse: sarà per una proroga di OD? Vedremo: ci sono aspettative in questo senso, alimentate anche da esponenti del Governo; esigenze concrete di donne “in carne ed ossa”. La cosa importante è che non vengano disperse o sottratte le risorse che abbiamo dovuto utilizzare per OD, e che quelle che avanzeranno siano impiegate per riconoscere alle donne agevolazioni previdenziali, dovute per la vita che hanno fatto, tra impegno professionale e lavoro di cura della famiglia.