Parebbe non esserci speranza per i lavoratori precoci che ancora auspicano nell'estensione della rosa di beneficiari della Quota 41. Il decreto milleproroghe, di fatto, non conterrebbe alcun riferimento a quanto sancito di recente dalla legge di Bilancio. Così, ad avere diritto al prepensionamento con 41 anni di contributi sarebbero solo gli appartenenti a quelle categorie di lavoratori "svantaggiati" espressamente indicati nella Riforma:

  • disoccupati senza ammortizzatori;
  • invalidi a partire dal 74 per cento;
  • lavoratori che assistono familiari entro il 1° grado affetti da grave disabilità;
  • lavoratori che svolgono attività usurante o lavori particolarmente gravosi.

Discorso particolare per i primi lavoratori dell'elenco, che potranno usufruire della misura a patto che abbiano subìto un licenziamento, presentato dimissioni per giusta causa o subìto la cessazione del rapporto di lavoro in seguito a risoluzione consensuale nell’ambito della procedura di conciliazione obbligatoria prevista dall’articolo 7 della legge 15 luglio 1966, n.

604.

La Quota 41, dunque, non sarà destinata a tutti i precoci disoccupati, ma solo ai disoccupati involontari aventi esaurito l'intero periodo di indennità di disoccupazione (Naspi) da almeno 3 mesi. Come è ovvio, non rientrano tra i potenziali fruitori della Quota 41 i lavoratori autonomi o parasubordinati.

Pensioni precoci e decreto milleproroghe

Il decreto milleproroghe non includerebbe al suo interno alcun correttivo a vantaggio dei precoci. Gli unici interventi a cui si fa cenno sarebbero Opzione donna e Ape social, per i quali dovrebbe essere predisposto un miglioramento generale delle dinamiche di accesso. Per l'Ape social, in particolare, i Dem avrebbero intenzione di chiedere l'integrazione dei contributi minimi (36 e 30 anni) mediante aggiunta della contribuzione figurativa e del nuovo cumulo dei periodi assicurativi.

Confermati implicitamente i paletti per la Quota 41.

Come da etimo, il milleproroghe andrà a garantire la proroga, tra le altre cose, dei termini di scadenza dei concorsi pubblici, confermando inoltre i 40 mila precari della Pubblica Amministrazione. Sono queste le principali novità attese del ddl, sulle quali vertono i principali pressing di politici e rappresentanze sindacali.

Tra questi Cesare Damiano (PD), che in prospettiva della stabilizzazione dei lavoratori della PA ha detto: «È necessaria per i collaboratori coordinati e continuativi, per i contratti a termine e per le graduatorie degli idonei». Nessun accenno alla questione Pensioni da Damiano, un tempo impegnato proprio nella lotta a garanzia dei diritti dei precoci.

Sarebbe invece la minoranza Dem a guardare con più attenzione al tema previdenza, chiedendo la proroga della Dis-Coll (disoccupazione indennizzata dei collaboratori iscritti alla gestione separata) in scadenza il 31 dicembre, come pure dell'indennizzo per la cessazione definitiva dell'attività commerciale. Secondo il segretario Fp Cisl Giovanni Faverin, invece, sarebbe di assoluta priorità la trasformazione dei COCOCO in contratti a tempo indeterminato, insieme anche al trattamento dei 20 mila idonei di concorsi del biennio 2013/2014 rimasti fuori dall'ultima proroga.

Per quanto concerne l'assetto politico, non sono bastate le bocciature avvenute in Commissione la settimana scorsa per scoraggiare Sel e MoVimento 5 Stelle.

L'opposizione ha infatti annunciato di voler ripresentare la serie di emendamenti sui Quota 96 della scuola e sulla proroga di Opzione donna sino al 2018, ma anche in tal caso la Quota 41 dei precoci non troverebbe spazio.

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