Quando si parla di prescrizione, si intende la scadenza oltre la quale nessuno può chiedere un credito vantato nei confronti di un altro soggetto. Vale per le cartelle di pagamento, per le multe o per le tasse, ma si applica anche quando è il cittadino ad avanzare qualcosa nei confronti delle istituzioni. Il caso delle Pensioni su cui si è abbattuto il blocco delle rivalutazioni del Governo Monti è tipico di questo meccanismo. Ecco perché alcuni pensionati sono chiamati a presentare istanza entro il 31 dicembre 2016 per evitare di vedere svanire un diritto che probabilmente sarà loro dovuto in futuro.

Pensioni bloccate

Le pensioni di cui parliamo sono quelle che la Legge Fornero ha congelato, cioè da quando il Governo Monti ha chiesto un sacrificio agli italiani per la crisi e lo spread salito vertiginosamente. Con la sentenza numero 70 del 30 aprile 2015 la Consulta ha tacciato di incostituzionalità la Legge Fornero proprio nella parte in cui si era pronunciata sul blocco delle rivalutazioni per le pensioni a partire da 1.088 euro netti al mese. Il blocco valeva per il biennio 2012 e 2013 e la sentenza della Corte Costituzionale obbligava il Governo a sbloccarle ed a prevedere rimborsi retroattivi per quanto perduto dai pensionati in quei due anni. Con il decreto 65 del 2015, il Governo ha recepito la sentenza prevedendo un rimborso una tantum da 500 euro medi per i pensionati vittime del blocco, escludendo dal provvedimento le pensioni più alte.

Naturalmente, la risposta del Governo alla sentenza, non può essere considerata sufficiente, perché non tutto è stato restituito e non a tutti, come la sentenza invece prevedeva. Molti pensionati hanno aderito a delle class-action promosse da associazioni e comitati e molti hanno presentato ricorso anche contro il decreto 65, conosciuto come Bonus Poletti, quello delle 500 euro di cui accennavamo prima.

C’è il rischio concreto che un decreto prodotto per risolvere una questione di incostituzionalità sollevata dalla Consulta, venga a sua volta considerato non costituzionale.

Domande in scadenza

La questione torna di stretta attualità per via dei tempi di azione che hanno in mano i pensionati per rivendicare quanto loro sottratto.

I tempi che la giurisprudenza offre ai cittadini per rivendicare qualcosa che avanzano nei confronti delle istituzioni è fissato in 5 anni. Accade per esempio quando si deve attaccare il Fondo di Garanzia Inps per il TFR e le buste paga dei lavoratori dipendenti di aziende chiuse o fallite e si applica anche alla questione blocco pensioni. Il primo anno di blocco delle rivalutazioni come ricordavamo, era il 2012. In definitiva, il 31 dicembre prossimo, scadono i 5 anni dall’attuazione del provvedimento del Governo Monti. Ecco perché è necessario presentare istanza all’INPS per chiedere la restituzione di quanto perduto. Oggi non esiste ancora un decreto, un atto o una sentenza che stabilisca che ai pensionati qualcosa sia dovuto, ma l’istanza va presentata solo per spostare in avanti la scadenza del credito, per evitare la prescrizione. Non presentando istanza, non si perde il diritto all’eventuale rimborso, ma man mano che i mesi passano, scade parte di quanto richiedibile.