Nel lontano 1970 la settimana lavorativa era stata ridotta per alcune categorie da 48 a 40 ore, e aveva riportato in attività un vistoso numero di persone. Con questa premessa il giurista e consigliere regionale dell'Altra Emilia-Romagna, Piergiovanni Alleva, ripropone una vecchia idea del'77. “Lavorare meno, lavorare tutti”. Il progetto di legge presentato in Regione prevede un ulteriore aggiornamento dell'orario di lavoro, portando lo stesso dalle attuali 40 a 32 ore, e riducendo la cosiddetta “settimana corta”. Secondo la logica del giurista, il monte ore che si andrebbe a creare, risulterebbe sufficiente ad azzerare completamente la disoccupazione.

Si passerebbe così da cinque a quattro giorni lavorativi, e l'integrazione salariale resterebbe a carico della Regione.

Uno sforzo politico e finanziario

Secondo Alleva la proposta mira a smontare alcune lacune normative introdotte nel Jobs Act e ritenute inadeguate dallo stesso consigliere. Il quale chiede un impegno politico nel riformulare correttamente i contratti di solidarietà espansivi e trovare le risorse finanziarie necessarie per adempiere tale sacrificio. E che gli spazi aperti risulterebbero coperti con nuove assunzioni agevolate da una legge ad hoc che preveda i consueti benefici fiscali e previsionali.

I calcoli del giurista prendono come riferimento la base attiva regionale che conta circa 2 milioni di occupati.

E supponendo che almeno uno su cinque aderisca al contratto, i 160mila inattivi troverebbero un posto di lavoro.

Contratti di solidarietà espansivi

In una lunga intervista concessa all'agenzia di stampa Dire, Piergiovanni Alleva illustra la proposta di legge presentata all'Assemblea legislativa. E come successo in passato l'idea di fondo è quella di incentivare l'occupazione attraverso una serie di migliorie alla legge già esistente.

Nella fattispecie, il Jobs Act prevede che l'adesione ai contratti di solidarietà espansivi in quelle aziende che non hanno dichiarato lo stato di crisi non corrisponda alcuna compensazione, né vantaggi per le nuove assunzioni. La teoria di Alleva mira a quella quota di disoccupati che supera i fatidici 29 anni di età, dove le aziende ottengono un incentivo minore per ogni nuovo assunto.

-”E proprio qui che si apre uno spazio per l'intervento regionale”- sostiene Alleva, e aggiunge che una adeguata compensazione potrebbe creare nuova occupazione.