La fase 2 del lavoro previdenziale è ufficialmente iniziata. Ieri è ripartita la discussione per riformare un sistema previdenziale che rischia di penalizzare troppo i giovani di oggi, quelli che raramente riescono a trovare lavori tanto stabili, da riuscire a raggruppare montanti contributivi tali, da garantirsi Pensioni degne in futuro. Si lavora sul tema pensione di garanzia, cioè sulla pensione minima da stabilire per le generazioni future. Il 9 ed il 23 marzo le date fissate per due nuovi appuntamenti tra Ministeri e parti sociali. Questo quanto fuoriuscito dal nuovo incontro in materia previdenziale di ieri presso la sede del Ministero del Lavoro.

Per le novità che partiranno a maggio invece, dal Governo, nessuna novità tecnica. Pertanto, i provvedimenti sono confermati così come erano. In materia APE e Quota 41, il prossimo appuntamento è fissato il 1° marzo quando il Governo, ieri rappresentato dal Ministro Poletti e dal sottosegretario Leonardi, presenterà i decreti attuativi che quindi saranno emanati entro i termini di Legge fissati per il 2 marzo.

APE

Anticipo pensionistico confermato in tutto per quanto riguarda la versione volontaria. La pensione verrà erogata attraverso un meccanismo di prestito bancario. Sarà il lavoratore con almeno 63 anni di età e 20 di contributi a scegliere come lasciare il lavoro. In sostanza, libera scelta sull'età di uscita dopo i 63 anni, sulla percentuale di APE da sfruttare e con quale banca ed assicurazione, tra quelle convenzionate con l’INPS, stipulare i contratti relativi al prestito.

Pensione erogata per 12 mensilità ed irreversibile e prestito che si inizierà a restituire dopo aver raggiunto l’età di 66 anni e 7 mesi, quella per iniziare a riscuotere la pensione di vecchiaia. Nessun accenno a interessi e spese assicurative perché, evidentemente, si sta ancora lavorando per stringere le convenzioni con ABI ed ANIA.

Piaccia o no, questa la risposta all'esigenza di flessibilità del sistema pensionistico. Entrerà in scena il prestito previdenziale con l'ingresso nel sistema di due nuovi soggetti, cioè banche ed assicurazioni che si aggiungono a pensionati ed INPS.

APE sociale e quota 41

La versione sociale di APE, quella destinata a soggetti in stato di disagio, viene erogata a disoccupati che da almeno 3 mesi hanno terminato di percepire la Naspi o agli invalidi con almeno il 74% di disabilità accertata (anche con invalidi a carico dello stesso tipo).

Necessari per questi 30 anni di contributi versati anziché i 20 previsti per l’APE volontaria. Per tutti questi soggetti, qualora abbiano raggiunto i 41 anni di contributi versati, di cui almeno uno prima dei 19 anni, via libera anche a quota 41, cioè la pensione anticipata senza limiti di età anagrafica. APE sociale anche per lavoratori impegnati in mansioni particolarmente gravose, da non confondere con i lavori usuranti. Si tratta delle 11 categorie stabilite nella Legge di Bilancio e che l’incontro di oggi non ha ampliato né corretto. Si va dalle maestre di asilo, agli edili, dai camionisti agli infermieri ed ostetriche da sala operatoria. Per queste categorie di lavoratori però servono 36 anni di contributi, perché la proposta di ridurre di un anno il montante dei contributi necessari non ha trovato approvazione.

Anche per i lavori gravosi c’è la possibilità di sfruttare quota 41, ma in questo caso, necessario aver svolto queste attività in maniera continua negli ultimi 6 anni prima della domanda di pensione. Nessuna correzione su questo paletto è arrivata nell’incontro di ieri e questo rende complicato centrare il requisito soprattutto per gli edili. I sindacati hanno rimarcato la necessità di correggere alcuni punti e resta sempre la speranza che qualcosa cambia con i decreti attuativi.