Dopo l’approvazione della manovra finanziaria e delle novità previdenziali in essa contenute, Governo e sindacati non si sono più incontrati per continuare il lavoro in materia previdenziale. Tutto fermo ad APE, quota 41 e tutte le altre novità previdenziali inserite in manovra. In una nota, il Ministero ha confermato come il lavoro interrotto nel 2016, riprenderà il 21 febbraio, quando Governo e sindacati si siederanno nuovamente al tavolo delle trattative. Quali sono i possibili scenari in arrivo e di cosa si parlerà nel summit? Ipotesi e previsioni sono difficili da fare, anche se grosso modo è possibile già capire quale sarà l’oggetto della riunione.
Novità in arrivo?
Ipotizzare che si possa correggere il tiro su provvedimenti già fatti e che attendono solo i decreti attuativi, sembra esercizio azzardato. Eppure, a dire il vero, ci sarebbe del tempo per modificare alcuni punti delle misure previdenziali, sui quali molti sono scettici ed anche i sindacati hanno sollevato degli appunti. Ridurre a 35 anni di contributi, la soglia necessaria per l’APE sociale ai lavori gravosi, sicuramente è una operazione che si può fare, perché basterebbe inserirla nel decreto attuativo dell’APE. Lo stesso vale per eliminare il paletto dei 6 anni di lavoro continuativi in attività logoranti che sono altro requisito stringente per l’Ape agevolata. Inoltre, questo sarà il primo incontro in cui si sanno già i risultati del monitoraggio di opzione donna.
Il 3 febbraio infatti, dopo una interrogazione della parlamentare Polverini, il Governo ha reso pubblici i dati relativi alla spesa sostenuta per l’anticipata alle donne. L’argomento potrebbe rientrare tra quelli sul tavolo del summit perché evidenti sono i risparmi esistenti rispetto agli stanziamenti del Governo sulla misura.
Si potrebbe valutare una possibile estensione del provvedimento, quanto meno fino al 2018. Tra l’altro, la nota del Ministero è chiara, perché parla di “una ripresa dei lavori e del confronto in tema previdenziale e di fare il punto sui provvedimenti in via di attuazione provenienti dalla Legge di Bilancio”. L’occasione sarebbe buona quindi, per le parti sociali che potrebbero spuntare qualche piccolo correttivo sulle misure in partenza.
La fase due
Tra l’altro, le notizie delle ultime ore dimostrano come correttivi e provvedimenti sprint, siano una facoltà a cui il Governo spesso attinge. Per esempio, il differenziale negativo sull’inflazione per gli anni 2015 e 2016, che sembrava dovesse essere recuperato già dal prossimo aprile con prelievi sulle Pensioni degli italiani, sembra sarà posticipato al 2018. Evidente che margine di manovra, nonostante i pochi fondi ed il problema coperture, ci sia. Le richieste dei sindacati, come riportano i soddisfatti, Pedretti (SPI-CGIL) e Bonfanti (CISL), in questo caso sono state accolte ed il pericolo dei tagli relativi al surplus percepito dai pensionati, sembra detonato. Il tavolo comunque proseguirà il lavoro lasciato a metà prima della Legge di Bilancio.
Si avvierà la fase due di quella che vuole sembrare una riforma previdenziale. SI parlerà della pensione di garanzia, cioè del livello minimo di pensione sotto il quale non scendere. Importante passaggio questo che vuole garantire ai giovani che oggi non lavorano o che lavorano in modo discontinuo, di vedersi garantire comunque una pensione dignitosa. Questo perché con il sistema contributivo, i nostri giovani che stentano a trovare lavori stabili, mettono da parte pochi contributi previdenziali per quanto andranno in pensione, cosa che porterebbe gli stessi ad avere pensioni da fame in futuro. Nel frattempo, dopo la conferma dell’incontro, la CGIL, tramite il proprio segretario Camusso ha già fatto sapere che sono pronti alla mobilitazione se il lavoro ed il confronto non darà gli esiti sperati.