I precari che hanno lavorato per almeno tre anni nella Pubblica Amministrazione rientreranno nel piano di assunzioni straordinario previsto nel decreto di riforma del testo unico sul pubblico impiego. E i tre anni basteranno per rientrare nel gruppo delle assunzioni anche se non saranno continuativi. Resta ancora da capire quale sarà il periodo di riferimento per calcolare questi 36 mesi di lavoro nella pubblica amministrazione e cioè quale sarà il lasso di tempo massimo in cui sarà possibile vantare questa anzianità di servizio che darà accesso al percorso di assunzione.
Un dato fondamentale per capire chi entrerà nel piano straordinario e chi invece ne resterà escluso.
Precari: assunzioni entro il 2020
I tre anni di lavoro precario scelti come limite dal ministero non sono comunque un punto di riferimento casuale. Rappresentano infatti il tetto massimo nel caso si lavori con contratti a termine in ambito privato: un modo per uniformare le due realtà anche sotto il profilo giuslavoristico. Per il resto, sembrano confermate le notizie filtrate negli ultimi giorni in merito alla riforma del testo unico del pubblico impiego che il ministro della funzione pubblica Marianna madia, affiancata dai tecnici del dicastero, sta discutendo con i sindacati. Il triennio 2018-2020 dovrebbe consentire l’assunzione in via definitiva dei precari storici del pubblico impiego attraverso un meccanismo basato su due livelli: il primo riguarderà chi lavora a tempo determinato nella pubblica amministrazione ed ha alle spalle un concorso attraverso il quale è già stato selezionato.
Poi ci sono coloro che lavorano negli uffici pubblici e che non sono stati selezionati attraverso un concorso: per questi lavoratori precari si dovrebbe costituire una riserva almeno del 50% per partecipare ai bandi che metteranno a concorso i nuovi posti disponibili, sulla base dei fabbisogni della pubblica amministrazione.
Precari: ecco le risorse
E le risorse per finanziare il piano di assunzioni straordinario, su cui da tempo fa pressing anche la Ue? L’idea sarebbe quella di applicare il metodo adottato per l’assunzione delle maestre impegnate negli asili nido e nelle scuole materne, lanciato dal ministero lo scorso anno che ha consentito alle amministrazioni degli enti locali di girare la spesa per i posti di lavoro flessibili su quelli a tempo indeterminato.
In più, forse potrebbe aprirsi qualche ulteriore spazio per nuove assunzioni attraverso il decreto sulla flessibilità del lavoro nel settore pubblico, che Madia sta preparando sempre in questo periodo: il progetto prevede di consentire almeno al 10% dei lavoratori del settore pubblico che ne faranno richiesta di passare dal 2018 a part time e a formule occupazionali innovative come il telelavoro.