Addio ai precari storici tra i dipendenti pubblici: saranno tutti assunti. Almeno queste sono le intenzioni del ministro Marianna Madia; e data l'importanza del tema, c'è da scommettere anche del premier Paolo Gentiloni. Al dicastero della Funzione pubblica è infatti allo studio un piano straordinario per cancellare il precariato di chi da anni e anni attende di essere assunto in via definitiva. Una svolta storica, che dovrebbe essere inserita neI decreto di riforma del testo unico del pubblico impiego, atteso per la metà di febbraio. Il decreto dovrebbe contenere la tabella di marcia per risolvere il problema nel biennio 2018-2020.
L’idea sulla quale stanno lavorando al ministero, è quella di applicare il metodo adottato per l’assunzione delle maestre impegnate negli asili nido e nelle scuole materne, che consente alle amministrazioni di girare la spesa per i posti di lavoro flessibili su quelli a tempo indeterminato. Il piano sarebbe funzionale anche a soddisfare le pressioni dell’Unione europea, visto che da tempo Bruxelles ha chiesto di risolvere il problema del precariato nel pubblico impiego, ottenendo una risposta positiva dal governo, che ha garantito il suo impegno per chiudere la questione.
Precari: i 40mila del Jobs act
Il tema è più caldo che mai, anche perché in questi giorni ci sono 40 mila precari in attesa che il decreto milleproroghe, “allunghi” di un altro anno i loro contratti, visto che per una norma presente nel Jobs act il loro rapporto di lavoro non poteva più essere rinnovato.
E sono moltissimi i precari che dopo anni di contratti a termine sono in lotta per ottenere una stabilizzazione definitiva del loro rapporto di lavoro. Come per esempio quelli del mondo della ricerca, dove tanti “vantano” rinnovi a tempo determinato che arrivano a 15 anni e più. Insomma, per molti una situazione intollerabile ed esasperante, fatta di numeri in molti casi impressionanti; come quelli per esempio del Consiglio nazionale delle ricerche: al Cnr attualmente sono al lavoro 1.400 dipendenti assunti a tempo determinato e un numero che va da 3.000 a 3.500 ricercatori che sperimenta varie forme di collaborazione.
Speriamo che sia veramente la volta buona per vedere la fine della fabbrica del precariato; e che non si tratti, come maliziosamente fa notare qualcuno, di un piano spinto da chi sente il profumo di elezioni anticipate.