Un Decreto Legislativo, precisamente il n°67/2011 ha disciplinato un particolare istituto, quello della pensione anticipata per i lavoratori impegnati in attività usuranti. Per questi soggetti le regole per andare in pensione risultano essere diverse dagli altri al partire dal particolare meccanismo delle quote ma non solo. Infatti, anche la domanda e tutto l’iter che la accompagna sono diversi da quelli che il nostro sistema previdenziale prevede per le classiche domande di pensione Inps. Ecco perché occorre fare chiarezza in vista dell’imminente scadenza del 1° marzo entro la quale i lavoratori devono mettersi in azione.

Lavori usuranti, quali sono?

Nel pacchetto previdenziale che il Governo ha inserito nella Legge di Bilancio e che è praticamente in vigore (si attendono i decreti attuativi e il via dal 1° maggio per Ape e quota 41), esistono misure per i lavoratori impegnati in attività particolarmente gravose. Queste categorie di lavoratori (il Governo ne ha stabilite 11) non vanno confuse con i lavori usuranti di cui parla il Decreto citato in premessa, perché i lavori gravosi rientrano nell’APE o in quota 41, mentre i lavori usuranti sono un’entità distinta e separata. Questi lavori sono elencati nel Decreto e sono consultabili sul sito ufficiale dell’INPS. Lavori in cava, miniere, con continua esposizione ad alta temperatura ed i palombari rientrano tra questi.

Vengono considerati come tali anche gli autisti dei mezzi di trasporto adibiti al trasporto di almeno 9 persone e gli operai delle fabbriche impegnati in attività prevalente su una linea a catena.

Notturni

La pensione per questi soggetti si centra a 61 anni e 7 mesi e con 35 anni di contributi versati. Alla stregua di queste categorie di lavori usuranti, vengono trattati i soggetti alle prese con il lavoro notturno, svolto tra le ore 24:00 e le 05 del mattino.

Rientrano nello scivolo coloro che svolgono per almeno 78 giorni all’anno, un lavoro completo in quella fascia di orario. Stesso trattamento per coloro che svolgono attività che rientrano per almeno 3 ore in quella fascia, ma per tutto l’anno di lavoro. Nel lavoro notturno assume importanza il meccanismo della quota, che sale al diminuire delle giornate di lavoro notturno svolte nell’anno solare.

Inoltre, l’attività notturna deve essere stata svolta per almeno 7 degli ultimi 10 anni prima di presentare domanda.

Quote, istanza e novità 2017

Oltre che il requisito anagrafico e contributivo, per la pensione anticipata per lavori usuranti o notturni, necessario centrare quota 97,6. Questo ulteriore requisito è molto particolare, perché consiste in un meccanismo particolare che utilizza le frazioni di anno sia per i contributi che per l’età anagrafica. Per esempio, un soggetto nato il 1° marzo 1956, raggiungerà 61 anni e 7 mesi ad ottobre, o meglio, il 1° ottobre avrà 61 anni e 245 giorni, cioè quota anagrafica 61,67 (61 + 245/365). Alla quota anagrafica si aggiunge quella contributiva che si ottiene dividendo le settimane di lavoro nella vita lavorativa per 52 (il numero delle settimane nell’anno solare).

Nell’esempio di prima, il soggetto deve avere almeno 1870 settimane di contributi versati che producono 35,96 come quota contributiva. La somma delle due quota da 97,63 e pertanto, il lavoratore ad ottobre potrà ottenere la meritata quiescenza. Necessario presentare domanda all’INPS entro il 1° marzo. Si tratta della richiesta con cui si chiede all’INPS di certificare il proprio diritto a rientrare tra i lavori usuranti. Solo dopo che l’INPS avrà certificato il fatto che il richiedente rientra tra i soggetti da mandare in pensione a 61,7 anni di età, controllando contributi e tipologia di lavoro, a settembre, il lavoratore potrà presentare domanda di pensione. La Legge di Bilancio ha eliminato il meccanismo delle finestre mobili per questi lavoratori. Grazie a questo, la pensione decorre dal giorno in cui si centra la quota e non più dopo 12 o 18 mesi come prevedevano le finestre.