I camici bianchi sono il sogno nel cassetto di tanti giovani che, puntualmente ogni anno a migliaia si sottopongono a stress e test di ogni tipo pur di entrare all'Università alla facoltà di Medicina. L’ambito traguardo, diventare un medico, è percepito come una scelta di vita socialmente utile ed apprezzata oltre ad essere associata ad un buon tenore di vita. Ora c’è un motivo in più per diventare medico, l’aspettativa di vita. Infatti, un recente studio dell'Ordine degli Attuari ha segnalato che i medici vivono mediamente più a lungo rispetto ad altri professionisti e alla popolazione in generale.
Longevità, uno studio con tanti spunti di riflessione
L’ENPAM ovvero l’ente di previdenza per i medici, deve pagare le Pensioni ai propri assistiti mediamente per 21 anni. L’ente previdenziale degli avvocati (Cassa Forense) invece, per i suoi assistiti, le paga circa sei mesi in meno. L’INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) chiamato a pagare la pensioni dei dipendenti pubblici e privati, per i propri assistiti le paga per un periodo inferiore di due anni rispetto agli assistiti ENPAM.
Sono i dati emersi da un recente studio dell'Ordine degli Attuari che ha analizzato i dati di 15 milioni di pensionati. Da questa analisi sono emersi dati interessanti, almeno dal punto di vista sociologico.
L’aspettativa di vita per i lavoratori pubblici è di DUE anni superiore a quella dei lavoratori privati. Altro dato su cui riflettere è che maggiore è l’importo della pensione maggiore è l’aspettativa di vita, come dire che chi ha più soldi ha anche più possibilità di curarsi e vivere più a lungo. E questo è valido per qualsiasi professione, quindi non limitata ai medici.
Lapalissiano anche se non sempre ovvio!
Considerando come età pensionabile 65 anni, un medico vive mediamente 85,6 anni, ovvero 20,6 anni da pensionato; un avvocato ha una vita media di 85,1 anni – 20,1 da pensionato. E tra i lavoratori pubblici e quelli privati i primi risultano più longevi. Un lavoratore pubblico ha una vita media di 85,3 anni – 20,3 da pensionato, contro un lavoratore privato che vive mediamente 83,4 anni – 18,4 da pensionato.
Tutto questo raffrontato ai dati della popolazione in generale che ha una vita media di 83,3 anni, ovvero 18,3 anni da pensionati.
Verso quali prospettive
Dai 15 milioni di dati dello studio degli Attuari - di cui due terzi di assegni di vecchiaia e il restante, circa 5 milioni, di assegni di invalidità e reversibilità - emergono altri punti di interesse. Ad esempio, se l’aspettativa di vita viene stimata sulla popolazione che è già in pensione, per l’uomo può raggiungere gli 86 anni e per la donna i 90 anni. Ed in prospettiva – tra trent’anni (2045) – queste stime devo essere aumentate di 2 anni, 88 per gli uomini e 92 per le donne.
Il dato sulla aspettativa di vita media segna il destino dei lavoratori.
Per ritirarsi dal lavoro, le nuove norme sulle pensioni hanno agganciato questo evento all’aspettativa di vita media calcolata. Ed ecco il paradosso: il decreto legge 78/2010 convertito in legge 122/2010, prevede una adeguamento solo in avanti, mai indietro, come è successo con i dati ISTAT dello scorso anno, che stimavano una lieve riduzione della vita media. Inoltre, a partire dal 2021 l’età pensionabile di vecchiaia deve essere almeno di 67 anni. Indipendentemente dall’andamento demografico e della vita media.
Il capitolo delle pensioni è molto sensibile, sia dal punto di vista sociale che politico, per cui i cittadini non hanno alcuna certezza. Anzi, quello che sembra chiaro e che l’aumento della vita media, per le prossime generazioni si tradurrà in un aumento dell’età lavorativa.