La condanna di Veronica Panarello per l'omicidio del figlio Loris Stival a Santa Croce Camerina (Ragusa) e la pena di Davide, il papa del bimbo ucciso il 29 novembre 2014, quando aveva 8 anni, e poi gettato in un canalone non molto distante castello di Donnafugata. Davide Stival pensa tutti i giorni al figlio e rievoca con dolore i maledetti momenti del giorno in cui il bimbo fu barbaramente ucciso dalla madre, secondo la sentenza di primo grado del gup di Ragusa Andrea Reale che ha condannato la donna a 30 anni di carcere col rito abbreviato. Il difensore di Veronica Panarello, l'avvocato Francesco Villardita, ha già annunciato ricorso in appello contro la sentenza di condanna.
Mentre la donna resta in carcere, il padre, che ha già avviato la pratica per il divorzio, ricorda il piccolo con dolore.
La testimonianza di Davide Stival a Quarto Grado
"Lo voglio ricordare sorridente nei suoi compleanni", ha raccontato Davide Stival ai microfoni di Quarto Grado su Rete 4. Il padre finora è stato in silenzio e ha incontrato diverse volte Veronica in carcere, incontri on proprio idilliaci. "Sorridente - ha aggiunto il padre addolorato - quando andava in palestra a frequentare il suo sport,un bambino tranquillo, sereno, moltissimo legato a me". Il papà di Loris spiega le ragioni della scelta del silenzio di questi anni in cui ha evitato di rilasciare interviste o apparire in tv come ha fatto ieri davanti alle telecamere di Quarto Grado, che ha seguito con grande attenzione il caso sin dal giorno del delitto.
"Finora non ho parlato - ha spiegato - per rispetto di mio figlio, che è venuto a mancare in questo modo, tragicamente, con un gesto crudele". Questa la ragione del suo silenzio. "Per questo - ha ribadito - non ho parlato. Per rispetto di mio figlio", ha sottolineato. Adesso però è il tempo del ricordo, per non dimenticare la piccola vittima del gesto terribile compiuto dalla madre, secondo la sentenza di primo grado.
"Ora voglio con non vada dimenticato. Non voglio che vada dimenticato - ha detto -perché lui è stato la vittima. E' stato privato - ha proseguito visibilmente commosso - del diritto di crescere, di vivere, di andare a scuola, di fare il suo sport, di sposarsi e costruire una famiglia. Questa - ha sottolineato - è la cosa che mi fa più male".
Ma non solo. Davide è stato ferito doppiamente, perché ad uccidere sui figlio è stata sua moglie, la donna che amava, la mamma del bimbo che si è trasformata in assassina, secondo il verdetto di primo grado. "L'altra cosa - ha aggiunto Davide Stival - che fa male è sapere che è stata la persone che avrebbe dovuto amare infinitamente i propri figli. E quindi questo - ha sottolineato - è un altro dolore che si accumula ad altri, è tutto un accumulo di dolori".
Un padre affranto parla del piccolo Loris e di Veronica
Davide Stival non intende fare passi indietro rispetto a divorzio e lo conferma davanti alle telecamere di Rete 4. E spiega anche quando e perché ha cominciato a dubitare della moglie, arrestata nove giorni dopo il delitto del figlio.
"Io Veronica non l'ho abbandonata subito, io l'ho abbandonata - ha raccontato ai microfoni di Rete 4 - dopo il fermo. Lì - ha aggiunto - ho cominciato a capire che lei c'entrava in qualche modo. Le sue bugie: le telecamere - ha ricordato Davide - dicevano che non era andata scuola ad accompagnare Loris e lei ripeteva averlo accompagnato. Di quella mattina - ha aggiunto ricordo che ero sul posto di carico, con Veronica ci siamo sentiti diversi volte. Sembrava - ha spiegato parlando di Veronica nel giorno del delitto - come tutti gli altri giorni, diceva che aveva accompagnato i bambini a scuola, che stava pulendo casa e che poi doveva andare al corso di cucina". Nessun segno che qualcosa di terribile stava per accadere, secondo il racconto dell'ormai ex marito della donna. "Nessun segnale, era tutto tranquillo tutto a posto. Non si può mai dimenticare, però - ha detto Davide Stival - uno cerca di andare avanti lo stesso".