I decreti attuativi che tardano ad uscire dovrebbero fare luce su alcuni dettagli riguardanti le 11 categorie di lavori considerati gravosi e meritevoli di un trattamento agevolato in termini di uscita dal lavoro. Ipotizzare stravolgimenti rispetto agli allegati C ed E dell’ultima Legge di Bilancio (la parte di manovra che istituisce i lavori gravosi) sembra esercizio azzardato. I sostanza, tutto o quasi resterà così come fuoriuscito dalla manovra finanziaria. La complessità delle due novità previdenziali che sono collegate ai lavori gravosi, però, rende complicato capire come centrare i requisiti per accedere alle Pensioni anticipate.
Quali sono le 11 categorie?
La discussione che ha accompagnato la scorsa Legge di Bilancio ed il suo pacchetto pensioni spesso si è incentrata proprio sui lavori gravosi. Il Governo in manovra ne ha individuate 11 da considerare tali, mentre da più parti arrivavano richieste di inserirne altre. I decreti attuativi che dovevano arrivare il 2 marzo non sono ancora stati emanati e visti i pochi giorni che mancano al 1° maggio ed all’avvio di Ape e Quota 41, probabilmente, le categorie di lavori gravosi resteranno quelle iniziali. I lavori gravosi secondo la manovra finanziaria sono:
- operai dell’edilizia
- gruisti o conduttori di altre macchine mobili utilizzate in edilizia e costruzioni
- conduttori e personale viaggiante dei treni
- camionisti
- conciatori di pelli
- infermieri o ostetriche che lavorano in turni o nelle sale operatorie
- addetti all’assistenza si soggetti in condizioni di non autosufficienza
- operatori ecologici
- personale di pulizia
- maestre di asilo
- facchini
I vantaggi per i lavori gravosi
I lavoratori impegnati in queste attività potranno richiedere la pensione a partire da maggio, sia con l’APE agevolata che con quota 41.
I soggetti che hanno almeno 63 anni di età e 36 di contributi rientreranno nell’APE a costo zero, quella per cui il prestito ottenuto dalla banca ed erogato sotto forma di pensione sarà coperto dallo stato. Per coloro che sono più giovani, ma che hanno anzianità contributive più elevate, se centrano 41 anni di versamenti, di cui 12 mesi prima dei 19 anni, potranno rientrare nella quota 41, senza limiti di età.
Informazioni e vincoli
Più che una pensione, l’APE sociale sarà un reddito ponte che accompagnerà soggetti a 3 anni e 7 mesi dall’età valida per la pensione di vecchiaia (66 anni e 7 mesi), alla prevista, data di uscita dal lavoro. Un prestito vero e proprio, erogato in 12 mensilità, senza tredicesima, non reversibile e non rivalutabile.
La pensione massima erogabile è di 1.500 euro lordi al mese, cioè poco più di 1.250 euro netti. Questo a prescindere dal fatto che la pensione effettivamente spettante sia superiore a tali soglie. Un vincolo che sembra sarà detonato nei decreti attuativi è quello della continuità lavorativa di 6 anni, richiesta sia per APE che quota 41. Per poter rientrare tra i beneficiari delle uscite anticipate, bisognerà risultare in attività di lavoro gravoso alla data di presentazione delle istanze e questa condizione deve essere continuativa negli ultimi 6 anni. probabilmente si chiuderà il cerchio inserendo una franchigia di un anno, in modo tale che gli ultimi 6 anni di lavoro gravoso svolto devono essere centrati in un arco temporale di 7 anni.
in pratica, chi ha 63 anni di età o 41 di contributi, deve dimostrare di aver lavorato per almeno 6 anni a partire da maggio 2010. Va ricordato inoltre che per i requisiti contributivi dei 36 anni per l’APE o dei 41 per i precoci, ad oggi non saranno considerati quelli figurativi e nemmeno quelli sparsi in diverse casse previdenziali. Resta inteso che le due misure sono limitate in base alle risorse stanziante che se inferiori alle domande pervenute, costringeranno il lavoratore a vedersi spostare in una fase successiva l’accesso ai benefici previsti.