Quando si parla di iter burocratico o di lungaggini burocratiche, anche gli atti di Governo non ne sono immuni. Se ne stanno accorgendo sulla propria pelle i lavoratori che attendono la partenza di ape e Quota 41, per vedere di anticipare di qualche anno l’uscita dal lavoro per andare in pensione, senza attendere i pesanti requisiti di accesso imposti dalla Fornero. I decreti attuativi delle misure, sono in considerevole ritardo, perché dovevano uscire a febbraio, per far partire le misure dal 1° maggio. Il passaggio in Consiglio di Stato del decreto sull’Ape sociale e la manovrina di Governo dove è finita una parte di quota 41, anche se con qualche intoppo è stato effettuato.

Lunedì 15 maggio l’Esecutivo ha inviato alla Corte dei Conti i decreti corretti alla luce degli appunti mossi dal Consiglio di Stato. La possibilità che la pubblicazione di questi atti in Gazzetta Ufficiale avvenga per l’inizio della prossima settimana è più di una ipotesi. Presto quindi si potrà sfruttare l’Ape sociale e l’uscita anticipata per i precoci, ma non l’Ape volontario, che probabilmente slitterà a giugno.

Le misure

Come dicevamo, i decreti sono sul tavolo della Corte dei Conti, per l’ultimo step prima della pubblicazione in Gazzetta per la loro entrata in vigore. Le categorie di soggetti a cui si rivolgono le due misure sono sempre le stesse. Si tratta di disoccupati che da almeno 3 mesi hanno terminato di percepire la Naspi o gli altri ammortizzatori a loro spettanti.

Poi ci sono i disabili e gli invalidi, o soggetti che in famiglia hanno soggetti disabili a carico. In entrambi i casi, l’invalidità minima necessaria per avere diritto all’Ape sociale o a quota 41 è pari al 74%. Anche le attività gravose, che consentono di rientrare nelle due misure, restano le 11 previste e ratificate nell’ultima manovra finanziaria.

Per i requisiti contributivi, nessuna novità perché essi restano pari a 30 anni per disoccupati e invalidi e 36 per i lavori gravosi, se si rientra nell’Ape sociale, cioè se si hanno almeno 63 anni di età. Necessari 41 anni di versamenti, di cui almeno uno prima dei 19 anni di età, per lo scivolo precoci (quota 41). Anche il paletto della continuità di impiego negli ultimi anni di lavoro è inalterato al correttivo inserito nel decreto firmato da Gentiloni.

Bisognerà aver svolto il lavoro gravoso, in 6 degli ultimi 7 anni di lavoro prima di presentare domanda di accesso, sia per l’Ape che per quota 41.

Cosa cambia?

Per l’Ape volontario, quello con il prestito erogato dalla banca e con le rate da restituire dopo aver raggiunto la pensione di vecchiaia, tutto fermo alla bozza di decreto. Probabilmente per via delle difficoltà a completare le necessarie convenzioni con banche ed assicurazioni, il via di questa forma di Ape, che poi è quella davvero flessibile, perché non serve essere disagiati per centrarla, se ne riparlerà a giugno. Per Ape sociale e quota 41, i decreti corretti sono alla Corte dei Conti e già fuoriescono alcune novità importanti dal punto di vista tecnico.

Le domande seguiranno la linea utilizzata per le Pensioni agli usuranti, cioè una doppia fase. La prima domanda serve per vedersi assegnare il diritto all’anticipo con le due misure, da parte dell’Inps. Successivamente alla certificazione del diritto, bisognerà presentare domanda di pensione vera e propria. Per l’Ape inoltre, bisognerà presentare insieme alla domanda di Anticipo Pensionistico, anche quella di pensione di vecchiaia che sarebbe dovuta essere presentata a 66 anni e 7 mesi. Sembra che i requisiti anagrafici vadano centrati all’atto della presentazione delle istanze di certificazione del diritto. Per quelli contributivi, o per il vincolo dei 3 mesi dall’ultimo assegno di disoccupazione percepito, si potranno centrare entro la fine dell’anno in cui si presenta istanza di certificazione.

Tutta questa particolare prassi per vedersi riconosciuta la pensione con le due nuove vie, dovrebbe terminare ad ottobre, sempre che davvero a giorni tutto sia pronto per iniziare a presentare le istanze. Resta confermato anche, il carattere retroattivo delle misure, che nonostante vedranno i primi assegni di pensione, pagati a fine anno, partiranno sempre dal 1° maggio. Ai neo pensionati saranno assegnati arretrati a partire proprio dal 1° maggio 2016.