Le ultime novità di oggi 7 giugno 2017 sulla riforma delle Pensioni vedono emergere importanti dichiarazioni rilasciate sia da parte della politica che dei sindacati. Nel primo caso dobbiamo infatti aggiornare i lettori su quanto riportato in una nuova nota ad opera del Presidente della Commissione lavoro alla Camera riguardo i provvedimenti di flessibilità previdenziale. Nel secondo caso vi sono invece importanti rivendicazioni in merito alla platea dei lavoratori che desiderano accedere all'APE sociale ed alla Quota 41 avendo svolto attività usuranti.
Mentre sullo sfondo resta purtroppo l'attesa per la pubblicazione dei decreti in Gazzetta Ufficiale, un passaggio che di fatto si rende indispensabile per poter avviare le pratiche di pensionamento anche per coloro che possiedono i requisiti previsti in Legge di bilancio 2017.
Pensioni flessibili, necessario far proseguire l'APE sociale dopo il 2018
In merito all'APE sociale, l'On Damiano ha ribadito in una nota l'importanza di far proseguire la sperimentazione anche dopo il 2018. Lo strumento di pensionamento consente infatti di ottenere uno scivolo a partire da 63 anni di età e con 20 anni di contribuzione, purché si rientri all'interno delle categorie indicate dal legislatore. La proposta in arrivo dal Presidente della Commissione lavoro consiste nel tradurre in senso strutturale la misura, aprendo "finalmente la strada al ricambio occupazionale nelle aziende, a vantaggio delle giovani generazioni".
Uscite anticipate: la Cgil chiede di ampliare la platea di chi svolge lavori gravosi
Passando invece al punto di vista espresso dalle parti sociali, emergono le istanze dei sindacati per un ampliamento della platea dei destinatari della quota 41 e dell'APE sociale. Durante un'intervista rilasciata dal Segretario Confederale Cgil Roberto Ghiselli e pubblicata oggi su Blasting News, si è infatti tornati a sottolineare l'estrema rigidità del vincolo riguardante la necessità di aver svolto attività gravose per almeno 6 anni negli ultimi 7 antecedenti la domanda di pensionamento.
Ma un elemento critico altrettanto preoccupante riguarderebbe il fatto che intere categorie di lavoratori sarebbero comunque esclusi dai prepensionamenti. È il caso, ad esempio, di chi rientra in settori come quello agricolo, marittimo o nelle professioni sanitarie non ospedaliere.
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