È di pochi giorni fa la notizia che, a differenza di quanto prevedeva la legge Fornero, il governo stia valutando l'allungamento dei limiti pensionabili. L'aspettativa di vita, infatti, potrebbe dilatare i tempi di uscita dal mondo del lavoro per tantissime persone e, dopo il varo dell'Ape social, tutto ciò apparirebbe come un controsenso. Le tre sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil ritengono che questa sia una marcia indietro da parte dell'Esecutivo.

Proprio durante il congresso della Cisl, tenutosi di recente, la "triplice" ha avuto modo di esprimere il suo dissenso verso questa nuova linea che il governo vuole adottare.

La leader della Cgil, Susanna Camusso, ha infatti espresso il suo pensiero, parlando di incoerenza da parte dell'Esecutivo rispetto a quanto garantito pochi mesi addietro. Secondo la Camusso, è necessario bloccare questi automatismi e dare invece spazio a delle risposte efficaci sul fronte pensionistico.

Le dichiarazioni di Annamaria Furlan

La segretaria della Cisl, Annamaria Furlan, si è detta d'accordo con la Camusso. Secondo la Furlan è praticamente impensabile un ulteriore aumento dei limiti dell'età pensionabile. Il governo dovrebbe, invece, mettere mano alla fase due, che prevede un meccanismo di ripristino di aumenti, anche parziali, delle attuali Pensioni. Carmelo Barbagallo della Uil, nel suo intervento ha chiesto di allinearsi alle posizioni europee che non sono cosi estremiste come quelle italiane.

In ogni caso, secondo i tre sindacati per il governo è venuto il momento di effettuare una nuova riforma fiscale. Fra i temi trattati, la Cgil chiede di tassare le rendite per finanziare la detassazione del lavoro senza ricorrere a insufficienti tagli del cuneo fiscale. La Cisl ha ribadito il taglio dell'Irpef per lavoratori dipendenti e pensionati.

Inoltre le tre sigle si sono dette concordi nella necessità di avere una piattaforma comune. E, considerato che le risorse dell'Erario si basano al 90% sulle tasse pagate da dipendenti e pensionati, lo squilibrio è troppo evidente.

Il governo è finito nell'occhio del ciclone per delle prese di posizione impopolari che hanno suscitato una certa rabbia nei lavoratori.

Ad esempio, diversi cittadini non hanno approvato la decisione della maggioranza di garantire 17 miliardi alle banche in procinto di fallimento. Trovare i soldi per i banchieri e non assicurare l'Ape social a tutti i lavoratori che ne faranno richiesta, è motivo di dissenso. Anche gli emendamenti a favore delle assicurazioni non sono stati digeriti da dipendenti e pensionati che, oggi più che mai, non si sentono tutelati dal governo.