Torniamo ad ospitare all'interno della nostra rubrica “Parola ai comitati” e sulla nostra pagina Facebook "Riforma Pensioni e lavoro" Luigi Metassi, ex esodato beneficiario della prima salvaguardia in pensione dal 2013 e ideatore del blog “il volo della Fenice” .
L'intervista a Luigi Metassi
Luigi, partiamo dal suo post più recente, contenente alcune considerazioni sul presidio dei pensionati dello scorso 6 luglio: quali considerazioni emergono e cosa significa oggi organizzare una manifestazione di rivendicazione.
Devo essere lapidario e dissacrante: significa portare poco più che un manipolo di persone, sulle quali le stesse problematiche sovente non gravano in eguale misura, a fare una (forse) piacevole gita nella Città Eterna.
A Roma si manifesta ogni giorno e, salvo rari casi, non se ne ha nemmeno notizia. Le manifestazioni sindacali le quali, grazie alla potente organizzazione, ancora riescono a far confluire masse significative di dimostranti, non vanno tanto più in la di una semplice nota di colore che non influisce minimamente sull'orientamento dei Governi. A conferma, basta osservare che, a partire dai primi anni '80, la svolta liberista, con il conseguente progressivo smantellamento dello stato sociale, non ha mai conosciuto sosta.
Quando tenta di spiegare il fenomeno dei nuovi strumenti di rivendicazione digitale parla di era dell’immediatezza e di un verdetto chiaro e inequivocabile, affermando che il personale ha prevalso sul politico.
Quali cambiamenti di paradigma deve attendersi chi lotta per rivendicare i propri diritti?
I modelli ai quali siamo abituati sono radicalmente mutati. Non esiste più la fabbrica come luogo di confronto tra uguali, così come non esistono più le classi sociali. Il liberismo ha creato un profondo solco tra ricchi e poveri. Poveri conclamati e poveri in proiezione convivono nella stessa fabbrica oppure sono pensionati, oppure ancora sono immigrati ma, nel contesto che li accomuna, vivono problematiche molto diverse e questo è causa di divisione.
Una rivendicazione deve invece puntare a raccogliere consensi costringendo la controparte a scendere a patti. Per ottenere questo, la controinformazione deve essere tempestiva. Pertanto, la forza di una rivendicazione non sta tanto nella manifestazione pubblica, minata nella partecipazione, circoscritta al luogo e non di rado offuscata dai media, bensì nel consenso pubblico che essa è capace di generare.
Per esemplificare, le pongo una contro domanda: se gli esodati si fossero limitati a manifestare, senza dare visibilità alla loro situazione attraverso i media, senza informare la popolazione, senza cercare autonomamente il dialogo con le parti, avrebbero ottenuto otto provvedimenti di salvaguardia? Mi conceda di dubitarne.
Infine, contestualizzando le necessità delle persone di salvaguardare e tutelare i propri diritti in età avanzata, in che modo (stante il quadro appena delineato) sarà possibile portare avanti le proprie rivendicazioni, prendendo spunto dalla consapevolezza del divenire dei tempi?
Non vi è dubbio che, per le persone in età avanzata, utilizzare tecnologie in continua evoluzione non sia sempre facile.
Stando però all'esperienza personalmente vissuta, non ritengo che la strada sia impercorribile. Da un lato, occorre rendersi conto che le battaglie si vincono con le armi di ultima generazione e non con le spingarde; dall'altra, occorre che chi possiede conoscenza e strumenti li metta a disposizione dei meno esperti. Questa è l'esperienza maturata da esodato e questa riteniamo che sia l'unica via da seguire.
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