"Per noi presentare questa indagine conoscitiva ha senso prima di tutto per ribadire il ringraziamento a tutti gli auditi, perché tutti hanno effettivamente lavorato per queste audizioni, quindi ci sembra importante presentarle e utilizzarle", ha affermato l'On Maria Luisa Gnecchi nelle sue considerazioni espresse a chiusura della presentazione sull'impatto di genere. "Nell'immediato il primo passaggio sarà ovviamente la FASE 2, perché abbiamo visto che il tavolo di confronto tra Governo e sindacati ha comunque portato a cose positive. Cose su cui noi lavoravamo da anni" ricorda la Capogruppo PD in Commissione lavoro alla Camera, "come nel caso del cumulo.

E' evidente quindi che l'unione fa la forza, perché se a diversi tavoli si cerca poi di raggiungere un obiettivo comune è facile riuscire a raggiungerlo". Entrando nello specifico, l'On Gnecchi ha sottolineato che "prendendo spunto dal testo dell'indagine, l'Istat ci dice esplicitamente che l'Italia continua ad essere un Paese caratterizzato da un'elevata asimmetria dei ruoli della coppia. Il 72% delle ore di lavoro di cura della coppia con figli sono svolte dalle donne. Da una bassa offerta dei servizi dell'infanzia a una crescente difficoltà di conciliazione... soprattutto per le neo madri, c'è un aumento delle difficoltà delle donne di rimanere nel mondo del lavoro. Quindi ribadiamo che creare servizi significa creare anche altri posti di lavoro e dunque un volano positivo rispetto all'occupazione".

Gli esempi sull'impatto previdenziale rispetto al sistema contributivo

Nel documento conclusivo, vengono citati degli esempi rispetto al calcolo contributivo. "Si potrebbe tenere conto al fine del calcolo non già dell'intero ciclo della vita lavorativa, ma solo degli anni meglio remunerati, escludendo quelli a salario zero, a bassi salari, dedicati ai lavori di cura o alla crescita dei figli.

Ammontano a 7 anni in Canada, a 12 in Inghilterra e Lussemburgo ed a ben 16 in Svizzera, dove c'è la situazione originale dello Split: la pensione del coniuge forte in caso di divorzio va ad integrare quella del coniuge debole. C'è anche chi pensa che il calcolo contributivo, prendendo in esame tutta la vita contributiva, abbassi il divario.

Ovviamente non facciamo la gara su cosa è più o meno discriminante. Vorremmo piuttosto trovare dei miglioramenti per il calcolo della pensione per tutti. Chiaro che esistono anche varie possibilità e proposte (come quella di garanzia o l'ipotesi di individuare uno zoccolo duro su cui aggiungere il versato in termini di contribuzione), ma esiste anche una correzione dell'aspettativa di vita".

Sulle pensioni è necessario correggere l'aspettativa di vita

Infine, proprio riguardo al parametro dell'AdV, per l'esponente della Commissione lavoro "serve non solo a non andare avanti di 4 o 5 mesi a seconda di quello che sarà, ma proprio per vincere l'incertezza che ormai si ha riguardo al proprio futuro previdenziale.

Questa dell'aspettativa di vita è l'unica cosa che mette insieme in termini di volontà di correzione sia i giovani che i meno giovani, perché i primi non hanno più la certezza di una volta e si rischia di alimentare l'insicurezza e la sfiducia nelle istituzioni. Bisogna pertanto pensare alla pensione dei giovani, bisogna pensare al fatto che si inizia a lavorare sempre più tardi e quindi la fase di riflessione rispetto ad una riforma vera del sistema previdenziale si deve aprire". In conclusione, "l'aspettativa di vita lasciata così è un danno non solo per i mesi in aumento, ma anche per l'incertezza e la sfiducia nelle istituzioni. Questo dobbiamo assolutamente risolverlo".