Cosa ormai nota è che insieme all’Ape ed a quota 41, tra le novità previdenziali nate nell’ultima Legge di Bilancio c’è anche il cumulo gratuito dei contributi. Una novità che potrebbe permettere a molti lavoratori con carriere discontinue e miste tra varie casse previdenziali, di andare in pensione senza perdere contributi. Infatti molte volte, in base alle regole della ricongiunzione onerosa introdotta dall’ultimo Governo Berlusconi, molti lavoratori non potendo o non volendo pagare all’Inps quanto dovuto per riunificare i versamenti contributivi delle rispettive carriere, ritardavano la quiescenza e lasciavano perdere parte dei contributi versati.

Un fenomeno, quello dei contributi silenti che il cumulo gratuito potrebbe eliminare. Ma il cumulo servirà anche per le tante deroghe e Pensioni anticipate che prevede il nostro ordinamento previdenziale?

Quindicenni senza cumulo? I sindacati non ci stanno

La deroga Amato cosa anche questa ormai conosciuta, consente ai lavoratori autorizzati ai versamenti volontari, a coloro che hanno raggiunto i 15 anni di contributi entro il 1993 o che hanno lavorato saltuariamente nel corso della loro vita lavorativa, di lasciare il lavoro proprio con 15 anni di contributi. Per questi soggetti comunque, bisogna sempre raggiungere il limite di età prefissato per la normale pensione di vecchiaia che dalla riforma Fornero, si centra a 66 anni e 7 mesi.

La pensione di vecchiaia però si centra con minimo 20 anni di contributi, ecco perché la deroga Amato rappresenta un possibilità per quelle tipologie di lavoratori di cui parlavamo prima. Anzi, per le donne a tutto il 2017, come per la pensione di vecchiaia, il limite anagrafico è più vantaggioso, cioè 65 anni e 7 mesi. Per il cumulo, la Legge e l’Inps confermano come non tutti i versamenti vengono ritenuti uguali a tale scopo, ma solo quelli in casse che singolarmente prevedono la pensione da quindicenni.

In sintesi, ok al cumulo dei versamenti allo scopo di raggiungere i 15 anni di contributi solo nei confronti dei lavoratori dipendenti del settore privato, per gli ex Inpdap e per le gestioni speciali dei lavoratori autonomi.Sindacati, comitati e lavoratori hanno già segnalato l'allarme per questa forma di cumulo limitato o ridotto per molte categorie, professionisti in prima fila, come riporta il noto sito di informazione previdenziale, pensionioggi.it e come riportano molti quotidiani e pagine del web.

La deroga Fornero

La più celebre scorciatoia rispetto ai requisiti per l’accesso alle pensioni oggi è rappresentata da una misura lasciata in vigore proprio dalla tanto odiata riforma Fornero. Esiste la possibilità di un pensionamento anticipato coni 64 anni di età per i lavoratori dipendenti del settore privato che hanno centrato quota 96 prima del 2013. Sistema quote, con frazioni di anno valide a tutti gli effetti sia per il requisito contributivo che per quello anagrafico. Il 2017 è l’ultimo anno utile per la pensione di vecchiaia in regime di deroga per chi è nato nel 1952, che compiranno 66 anni nel 2018 e che quindi dall’anno prossimo rientreranno nelle normali regole previdenziali della pensione di vecchiaia.

In pratica, dal prossimo 1° agosto arriva a decorrenza la pensione per i nati entro il 1952 proprio per via dei mesi di adeguamento alla speranza di vita che hanno spostato in avanti, come tutte le altre misure, anche la deroga Fornero. In sostanza, quanti si trovavano al 31 dicembre 2012 ad avere 61 anni di età e 35 di contributi, o alternativamente, 60 anni di età con 36 di contributi, sempre con il sistema quota. Occasione più ghiotta per le donne, alle quali vengono richiesti, sempre al 31 dicembre 2016, solo 20 anni di contributi. Nessuna possibilità di utilizzare la contribuzione figurativa relativa alla disoccupazione o alla malattia. Fuori dal computo per i 35, 36 o 20 anni necessari, anche i contributi figurativi al di fuori del rapporto di lavoro dipendente del settore privato che resta fattore predominante per la concessione del beneficio della deroga.

Straordinariamente, validi i contributi da autonomo, ma in questo caso, anziché quota 96, bisognerà centrare quota 97. Per le donne con contributi nelle gestioni degli autonomi, nulla cambia in termini di requisiti e quota da centrare.