Anteporre il lavoro e le politiche di rioccupazione per i giovani alle Pensioni non è giusto: questa la posizione del segretario della Cisl Furlan, che poi è la posizione di tutte le altre sigle sindacali. Le ultime voci che circolano in previsione dei lavori sulla futura Legge di Bilancio sono allarmanti per quanto concerne le pensioni ed hanno fatto uscire allo scoperto, oltre ai sindacati, anche esponenti politici di maggioranza e minoranza. Perfino l’ex Premier e adesso segretario del PD Matteo Renzi si è detto favorevole a che le pensioni siano parte integrante della prossima Legge di Bilancio, a maggior ragione oggi che viene dato per certo lo scatto a 67 anni della pensione di vecchiaia nel 2019.

Dopo Renzi, anche il Presidente della Commissione Lavoro della Camera ha voluto dire la sua e, come riportato dal sito internet di settore pensionioggi.it, Damiano spinge all’intesa sindacati e Governo proprio per evitare questo ennesimo innalzamento di età per centrare le pensioni. non tutto è perduto quindi per riformare, anche se in parte l’attuale sistema previdenziale già con la ormai imminente Legge di Bilancio.

Superate alcune perplessità

Nella manovra finanziaria niente provvedimenti previdenziali? Sembra che nelle ultime ore la posizione del Governo si sia ammorbidita. Per fortuna sembra superato il veto a spendere sulla previdenza per convogliare tutti i soldi al tema dei giovani e del lavoro.

Anche secondo Damiano, pensioni e lavoro per i giovani devono camminare a braccetto. La posizione del Presidente della Commissione Lavoro è chiara per quanto riguarda la pensione di garanzia che va inserita subito nell’ordinamento previdenziale nostrano. Un modo per garantire a chi ha iniziato a lavorare nel sistema contributivo, cioè da lontano 1996, di riuscire a percepire pensioni degne anche senza accumulare anni ed anni di contributi.

Disoccupazione, lavoro discontinuo e lavoro precario sono problemi troppo evidenti oggi per lasciare i giovani in balia dei requisiti previdenziali che chiedono un alto numero di contributi per prendere pensioni dignitose.

La previdenza tra flessibilità e nuove misure

Parliamoci chiaro, anche se nella manovra d’autunno sarà presente un pacchetto previdenziale, una vera controriforma della famigerata Fornero non è possibile.

Restano però alcune cose da fare e da spendere alla voce flessibilità pensionistica. In primo luogo, sempre secondo Damiano, vanno potenziate le misure nate dall’ultima Legge di Bilancio, cioè Ape e quota 41. Renderle strutturali e non più sperimentali potrebbe aiutare, mentre nell’immediato, vanno garantite le pensioni a tutti i richiedenti che sono usciti fuori budget. Infatti, numeri alla mano, le domande per Ape social e quota 41 hanno superato le attese e non sarà possibile pagarle tutte con i soldi attualmente disponibili. Un altro nodo che probabilmente troverà un primo accenno nell’incontro tra Governo e sindacati di mercoledì 30 agosto, sarà l’aspettativa di vita. Su questo argomento la chiusura del Governo è ancora piena, per via degli appunti mossi dalla ragioneria di Stato e dall’Inps stessa con le parole del suo numero uno, Tito Boeri.

I 5 mesi in più come requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia sembrano obbligatori per permettere al sistema pensioni di essere sostenibile. Damiano invece spinge per limitare questo innalzamento che porterebbe le pensioni di vecchiaia a 67 anni. Secondo Damiano non si può non tener conto che nel 2015 i dati Istat sulla vita media degli italiani siano in controtendenza. In pratica, nel 2015 la vita media degli italiani si abbassò e questo dovrebbe produrre l’effetto inverso a quello che produce l’innalzamento dell’aspettativa di vita, cioè ridurre i requisiti di accesso alle pensioni.