Nella mattinata di oggi, mercoledì 9 agosto, si registrano le nuove dichiarazioni di Maurizio Sacconi sulle Pensioni dei lavoratori precoci. Il discorso dell'onorevole riguardava, nel dettaglio, gli ultimi interventi a difesa della sostenibilità del sistema pensionistico italiano in merito alla questione del possibile rinvio dell'aspettativa di vita, con il nuovo adeguamento che dovrebbe scattare a partire dal 1° gennaio 2019. Non è forse un caso che le parole del senatore arrivano a poche ore dal rapporto sulla spesa per le pensioni della Ragioneria di Stato, che di fatto ha bocciato l'ipotesi del differimento degli scatti dell'età pensionabile, richiesto sia da Cesare Damiano che dallo stesso Sacconi.
Maurizio Sacconi mette insieme precoci, esodati e gravosi con bancari e giornalisti
Le parole dell'onorevole Sacconi sembrano puntare il dito contro il differente trattamento nei confronti di chi, come la politica, ha apportato modifiche al sistema con impegni pari a circa 20 miliardi euro, e contemporaneamente di chi ha chiesto il rinvio dell'aspettativa di vita, con quest'ultimi che stanno trovando al momento la strada sbarrata. Nel calderone delle deroghe richieste dagli ultimi governi, Sacconi ha inserito i lavoratori precoci, gli esodati, gli addetti ai lavori gravosi, i bancari e i giornalisti.
Per il numero uno della Commissione Lavoro al Senato, il differenziare i pensionati in varie categorie non può far altro che portare ad altre ingiustizie.
Un concetto, questo, già ribadito nel corso di un altro intervento, sempre registrato all'interno del sito Amici di Marco Biagi, il sito internet dove compaiono puntuali le dichiarazioni del senatore del movimento Epi (Energie per l'Italia, di Stefano Parisi). Quest'ultime faranno ancora una volta discutere.
Ciò che stride maggiormente è l'accostamento che viene fatto, involontariamente o meno, tra lavoratori precoci e bancari.
Proprio i bancari sono una delle categorie più criticate dai precoci, quelli che hanno iniziato a lavorare prima dei 19 anni di età (in molti casi anche a 14-15 anni) e che dopo 40 anni di contributi sono costretti a restare anche sul posto di lavoro.
La questione, tra l'altro, non è ancora chiusa, nonostante la misura di quota 41 varata nell'ultima Legge di Stabilità dal governo Gentiloni, per la quale sono state stanziate risorse pari a 360 milioni di euro.
La Q41 del governo non è il provvedimento però chiesto dalla maggior parte dei precoci, che vorrebbero invece la quota 41 per tutti, indipendentemente dall'età anagrafica e dal lavoro svolto.
In che modo giudicate le dichiarazioni di Sacconi? Credete abbia ragione? In caso contrario, cosa rispondereste all'onorevole?