Torniamo ad aggiornare i lettori della nostra rubrica “Parola ai Comitati” facendo il punto della situazione sulla nuova quota 41 prevista in LdB2017 e sulle vicende collegate assieme a Mauro D’Achille, esperto di tematiche previdenziali legate ai lavoratori precoci.

Partiamo dalla vicenda di una possibile estensione generalizzata della quota 41. Di recente ha espresso i suoi dubbi al riguardo: può spiegarci perché e quali sono invece gli interventi maggiormente a portata di mano secondo il suo parere?

Oramai il Governo ha fatto le sue valutazioni e deciso di concedere quota 41 esclusivamente ad alcuni lavoratori che sono stati riconosciuti in particolare difficoltà.

Alla base di queste difficoltà vi è quella di essere lavoratori precoci, ma anche quella di avere un'altra problematica (lavoro usurante, gravoso, invalidità, caregiver). Ritengo che oltre quanto già ottenuto si potranno avere soltanto piccoli ritocchi e quindi continuare ad insistere su quota 41 non soltanto per i precoci ma per tutti sia una battaglia oramai perduta, come ammette lo stesso On. Damiano che tanto l'ha proposta e sostenuta. Al punto in cui siamo ritengo fondamentale che si insista, come stanno facendo lo stesso Damiano e le commissioni lavoro di Camera e Senato oltre ad alcuni altri politici, sul blocco dell'aspettativa di vita, per poi avere un altro biennio di tempo per motivare la sua rimodulazione.

Altre modifiche a quanto stabilito potrebbero essere quelle di dare libero accesso a quota 41 a tutti i senza lavoro, a prescindere dallo status di dipendenti; fossero autonomi colpiti dalla crisi o dalla malattia, fossero coloro che furono costretti ad accettare contratti a termine, fossero i lavoratori per i quali non sono previsti gli ammortizzatori sociali.

Altra categoria non riconosciuta è, tra i caregivers, quella dei fratelli dei disabili... Infatti il beneficio viene riconosciuto per il coniuge ed i parenti di primo grado che sono soltanto quelli in linea retta, ovvero genitori e i figli. Vista la giusta lotta che si sta delineando per il riconoscimento dei lavori di cura alle donne con il probabile riconoscimento di un abbassamento dell'età contributiva richiesta per l'accesso all'ape social, riterrei utile che tale principio si potesse applicare anche per quota 41.

Per quanto concerne invece la Quota 41 prevista all’interno della legge di bilancio, sono molti i nostri lettori che lamentano un vuoto comunicativo circa le domande inviate entro il 15 luglio. Che opinione si è fatto al riguardo?

È sicuramente comprensibile la spasmodica attesa di quanti abbiano presentato la domanda per il riconoscimento del diritto al pensionamento anticipato nei tempi stabiliti. Purtroppo, nonostante la legge di stabilità avesse stabilito che la discussione avrebbe portato ai decreti attuativi necessari entro il 1' marzo, gli incontri tra sindacati e Ministero dal lavoro sono iniziati il 2 marzo. Questo slittamento si è poi ripercosso su tutto il piano di attuazione che prevedeva il primo maggio come data di inizio dei benefici pensionistici, per cui coloro che avrebbero potuto usufruirne a tale data in effetti dovranno attendere il 15 ottobre per vedersi riconosciuto il diritto.

Questo ritardo, incomprensibile visto che il ministro Poletti non poteva non sapere quali fossero i tempi tecnici perché tali provvedimenti potessero divenire esecutivi, ha portato nocumento grave ai lavoratori in attività benché meritevoli del diritto, i gravosi gli usuranti gli invalidi ed i caregivers, ma sopratutto ai disoccupati. Infatti chi un lavoro lo ha non ha potuto andare in quiescenza, ma quanto meno uno stipendio lo ha percepito ed ha continuato a vivere nello stesso modo. Ma i disoccupati che attendevano la pensione già dal primo maggio come sono stati costretti a sopravvivere? Hai voglia a dire che il provvedimento sarà retroattivo e pertanto verranno loro riconosciuti gli arretrati, qualche "politico" si è posto questo problema oppure si è semplicemente limitato ad una alzata di spalle addossando la colpa alla burocrazia e non già alla sua indolenza?

Ecco, questo lo trovo veramente gravissimo. Aspettiamo quindi fiduciosamente che quanto meno l'Inps comunichi in tempo reale l'esito positivo della richiesta effettuata e non temporeggi fino all'ultimo giorno utile. Difatti chi è ancora in attività dopo tale risposta dovrà recarsi nuovamente al patronato per inviare la effettiva domanda di pensione e contestualmente la lettera di dimissioni al datore di lavoro.

Lo scorso mese ha anche ricordato sulla sua bacheca personale la possibilità dell’istanza tardiva per i lavoratori precoci: può spiegarci di cosa si tratta e quali sono le effettive possibilità di uscita dal lavoro al riguardo?

I decreti attuativi hanno previsto un primo stop alle domande per il riconoscimento del diritto entro il 15 luglio scorso, ma hanno altresì consentito che tali domande potessero essere inoltrate anche successivamente purché entro il 30 novembre prossimo.

Più volte ho rammentato tale possibilità perché in molti, purtroppo, non seguono con attenzione le vicende pensionistiche e potrebbero perdere anche quest'ultimo treno. Se cosi fosse, dovrebbero poi aspettare i tempi dell'Inps, ovvero il 30 giugno prossimo, per conoscere la risposta. Potrebbero addirittura perdere ancora un anno rispetto a oggi. È fondamentale inoltre tenere presente che queste domande presentate successivamente al 15 luglio scorso potrebbero anche non essere accolte in caso di esaurimento dei fondi stanziati, che per l'anno in corso sono 300 milioni per ape social e 360 milioni per i precoci. Ove però ci fossero dei fondi residui, e questo lo ritengo probabile soltanto per i precoci, il pensionamento sarebbe esecutivo senza ritardi ulteriori. Auspico in questo senso che venga data precedenza ai disoccupati, naturalmente.