Oggi apriamo la nostra rubrica “Parola ai Comitati” con una nuova intervista sulla previdenza declinata al femminile e sulle differenze di genere. A tal proposito abbiamo raccolto i commenti di Paola Repetto, responsabile del Dipartimento Previdenza SPI Cgil Genova e Liguria.
L'intervista a Paola Repetto
Partiamo dalle differenze di genere: la situazione presenta ancora importanti gap da colmare. Quali sono a suo parere gli interventi più urgenti al riguardo?
I dati Istat ci dicono che l’occupazione femminile è in aumento, ma soprattutto nelle fasce d’età medio-alte, con un effetto determinato dalla riforma Fornero che ha aumentato bruscamente l’età di pensionamento delle donne.
Tuttavia rimane un sostanziale gap salariale, dovuto sia al fatto che l’occupazione femminile è concentrata nel settore servizi, dove le retribuzioni sono sensibilmente più basse rispetto al settore industriale e dove la dinamica contrattuale è meno favorevole, sia alla prevalenza della componente femminile nel lavoro precario e in quello a part-time, sia alla discontinuità lavorativa determinata spesso dagli impegni familiari. Per questo credo che la “valorizzazione del lavoro di cura” abbia un significato più ampio di quello che normalmente si intende: il lavoro di cura, infatti, non è solo quello che si svolge in famiglia, ma anche il lavoro retribuito in determinati settori: sanità, istruzione, servizi sociali in generale, servizi alle famiglie e alle persone.
Ecco, io credo che tutto il lavoro di cura vada valorizzato, anche dal punto di vista retributivo e contrattuale. Naturalmente è anche necessario sostenere la presenza delle donne sul mercato del lavoro con una adeguata rete di servizi sociali per la prima infanzia e per la cura degli anziani non autosufficienti e rendere il mercato del lavoro nel suo complesso meno segregante.
Con la ripresa del confronto tra Governo e sindacati è emersa un’opzione APE donna. Pensa che la valorizzazione della maternità e dei lavori di cura possa effettivamente agire in sinergia con le nuove forme di anticipo pensionistico?
Le diseguaglianze di genere di cui si diceva hanno due conseguenze negative per il futuro previdenziale delle lavoratrici.
In primo luogo producono carriere discontinue, e quindi anzianità contributiva inferiore rispetto a quella degli uomini e, in secondo luogo, salari più bassi e quindi un montante contributivo più povero. La valorizzazione del lavoro di cura potrebbe sanare, almeno in parte, questa fondamentale diseguaglianza. Infatti il lavoro di cura, anche quello non retribuito, svolto per la propria famiglia, ha un valore enorme e costituisce il collante invisibile che tiene insieme la struttura sociale. L’APE Donna è un primo passo nella direzione giusta, anche se penso che questo vantaggio dovrebbe essere riconosciuto a tutte le donne e non solo ad alcune categorie.
In conclusione, tra le tematiche dove la dialettica è più accesa troviamo il prossimo adeguamento all’Aspettativa di Vita.
Può spiegare alle nostre lettrici perché il parametro è così importante e quali sono i diversi risvolti di una sua nuova applicazione nel 2019?
Non tutti sanno che l'aspettativa di vita influenza non solo l'età di pensionamento, ma anche l'anzianità contributiva (per cui sposta in avanti non solo i requisiti per la pensione di vecchiaia, ma anche quelli per la pensione anticipata) e, in ultimo, ma non meno rilevante, anche il calcolo dei coefficienti di trasformazione, cioè il meccanismo di calcolo con cui si passa dalla retribuzione alla pensione. Per dirla semplicemente, più aumenta l'aspettativa di vita, più diminuiscono i coefficienti di trasformazione: non solo si va in pensione più tardi, ma si prende anche di meno.
L'aspettativa di vita, quindi, gioca su TUTTI E TRE i parametri che determinano la qualità della vita dei pensionati e delle pensionate. Questo meccanismo perverso è alla radice degli ingenti risparmi che derivano dalla riforma Fornero. Toccare questo meccanismo vuol dire colpire al cuore la riforma stessa. Bisogna averne la consapevolezza e sapere che quella dell'aspettativa di vita non è una scaramuccia, ma la madre di tutte le battaglie.