E' più che mai caldo, oggi 13 settembre 2017, il dibattito sulla riforma Pensioni, nel pomeriggio è previsto il nuovo tavolo di confronto tra Governo e sindacati sulla Fase 2 concernente il capitolo previdenziale. Molti, troppi, i nodi rimasti incompiuti, tante le richieste dei sindacati e dei lavoratori che spaziano dalla concessione della quota 41 e dell'ape sociale almeno per quanti abbiano presentato la prima istanza e rispettino i requisiti imposti dal Governo, lo stop dell'adv per il 2019, misure a favore del riconoscimento del lavoro di cura delle donne.

I lavoratori in questi giorni si stanno confrontando anche sulla quota 100 che per molti non risolverebbe il problema, mentre per altri aprirebbe una speranza. Le storie di vita sono tante e differenti, trovare una soluzione ad hoc per tutti potrebbe non essere un compito semplice per il Governo. A tal proposito Edoardo Babuscio, iscritto al gruppo dei precoci e amministratore del gruppo ' mobilitati d'Italia prossimi esodati post Fornero, ormai volto noto in tv, differenti le sue partecipazioni con la maglietta Q41, ci invita a diffondere un appello al Governo in vista dell'incontro di oggi. Un breve excursus della sua situazione previdenziale, che rappresenta quella di molti suoi pari, e le richieste, che se accolte, dice, metterebbero tutti d'accordo.

Pensioni anticipate e Fase 2: l'appello al Governo, siamo condannati all'ergastolo

Edorado si presenta: Appartengo ai lavoratori esodati e mobilitati licenziati per aziende in crisi e /o chiuse con in corso gli ammortizzatori sociali validi per 500.000 mobilitati fino a dicembre 2018 e per altri scaduti da tempo e pertanto disoccupati.

Siamo attivi da quattro anni per mettere in evidenza la nostra situazione spinti purtroppo dalle conseguenze che la legge Fornero ha prodotto per migliaia di noi: disagi sociali, economici e psichici dei singoli ma che si riversano anche sulle famiglie; la mancanza di lavoro e la mancanza di entrate porta a ritrovarsi in situazioni difficili da gestire.

I nostri rappresentanti a Roma si sono incontrati più volte con vari rappresentanti del Governo esperti nel settore, per parlare della nostra situazione, delle nostre proposte a rettifica delle discutibili soluzioni e situazioni nelle quali la legge Fornero ci poneva. Raggiungere i requisiti pensionistici è diventata una corsa ad ostacoli: prima occorrevano 35 anni di contributi, poi sono divenuti inaspettatamente 40 anni, poi dopo il 2011, senza alcuna gradualità, la Riforma pensioni Fornero ci ha condannati “ all’ergastolo " lavorativo ed oltre! La LdB 2018 deve essere l'occasione per venirci incontro, ecco l'appello che facciamo al Governo Gentiloni.

Riforma pensioni 2017, precoci , esodati, donne: le richieste al Governo

Come lavoratori esodati e mobilitati post Fornero, disoccupati, siamo per l’equità sociale, chiediamo certi di accontentare tutti:

  • una contribuzione massima di 41 anni, a prescindere dall’età anagrafica e senza penalizzazioni, per tutte le categorie di lavoratori e lavoratrici senza il vincolo attuale di aver lavorato almeno 12 mesi prima dei 19 anni di età attestando di essere necessariamente un precoce.

AI lavoratori che hanno perso il lavoro, vuoi per chiusura di aziende in crisi, e/o esodati e mobilitati post Fornero, che alla soglia dei 60 anni o poco più non trovano un’altra occupazione, non può bastare l’ APE Social valida solo per il 2017 e il 2018 con il vincolo dell’ età anagrafica di 63 anni + 30 anni o 36 anni di contributi ed il paletto di aver esaurito gli ammortizzatori sociali almeno da 3 mesi.

Non è pensabile l’Ape Volontaria con un mutuo ventennale e la Rita. Per questi lavoratori chiediamo:

  • flessibilità in uscita a partire dai 62 anni con penalità decrescenti (dall’8% fino ad arrivare a 0 per chi esce a 66 anni e 7 mesi).

Poi al Governo Chiediamo ancora:

  • di scindere la “previdenza “ dall’ “ assistenza “ con quest’ultima a carico della fiscalità generale;
  • di abolire l’ aspettativa di vita per i precoci e un intervallo minimo di cinque anni tra una rilevazione e l’altra per tutti glia altri lavoratori;
  • la revisione dei coefficienti di trasformazione che attualmente diminuiscono l’assegno pensionistico ad ogni rilevazione dell’aspettativa di vita;
  • la revisione del metodo contributivo stabilendo una soglia minima (ad esempio l’assegno sociale ) a cui aggiungere la pensione maturata con il suddetto metodo contributivo almeno fino al raggiungimento dei 1200 euro mensili.

Qualora, conclude Babuscio, tutto ciò non fosse possibile per ammanco di risorse, chiediamo allora al al Governo di restituire i contributi a chi li ha versati per 40 anni ed ognuno provvederà per proprio conto.

Cosa ne pensate delle proposte del lavoratore, specie dell'ultima?