Non accenna a placarsi, dopo il varo della legge di Bilancio 2018 dal Cdm e in attesa dell'esame in Parlamento, lo scontro politico sulla fase due della riforma Pensioni e in particolare sull'innalzamento dei requisiti anagrafici per l'accesso a trattamento previdenziale in base alla speranza di vita rilevata dall'Istat. Scontro tra governo e sindacati, tra governo e opposizioni, ma anche scontro interno alla maggioranza e al Partito democratico guidato dal segretario Matteo Renzi.

Pensioni, Damiano insiste: 'No all'aumento dell'età pensionabile'

L'Istituto nazionale di statistica ha diffuso ieri i nuovi dati sulla speranza di vita aumentata addirittura a quasi 90 anni, 82,8 per l'esattezza. Speranza di vita che quindi, a parere del governo, "giustifica" l'aumento automatico dell'età pensionabile previsto dalla legge Fornero, varata nel 2011 dal Governo Monti con l'appoggio parlamentare della maggioranza di larghe intese alla tedesca. Età pensionabile che a partire dall'anno 2019 salirebbe quindi a 67 anni. Non ci sta il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, del Pd, che come il suo omologo al Senato, Maurizio Sacconi, di Energie per l'Italia, chiede intanto di rinviare la decisione al prossimo anno e studiare delle modifiche al meccanismo dell'adeguamento automatico delle pensioni in base alla speranza di vita, o, al massimo, di adeguare gli assegni anche al ribasso se l'aspettativa di vita diminuisce.

"Vorremmo sapere - ha dichiarato in una nota il parlamentare del Pd - se il meccanismo di calcolo, che si basa sul triennio 2014-2017, prende in considerazione - ha aggiunto - anche la diminuzione e non solo l'aumento dell'aspettativa di vita".

'Adeguare pensioni al ribasso quando cala l'aspettativa di vita'

Quindi sì all'adeguamento ma se questo avviene anche al ribasso quando cresce la mortalità, così come è per esempio avvenuto nel 2015.

E' comunque una "scelta sbagliata", secondo l'ex ministro del Lavoro del Governo Prodi, portare a 67 anni i requisiti anagrafici per l'accesso al pensionamento. La proposta è quindi quella di rivedere il meccanismo di adeguamento. La proposta di Damiano all'esecutivo guidato da premier Paolo Gentiloni è quella di rinviare al giugno del 2018 la decisione in merito.

In ogni caso, il presidente della commissione Lavoro di Montecitorio chiede di attuare pienamente la fase due della riforma pensioni, rifacendosi al verbale d'intesa generale siglato dal Governo Renzi e dalle organizzazioni sindacali a margine del tavolo di confronto sulla fase uno allora coordinato dall'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini, oggi responsabile economico del Pd. Il parlamentare dem propone di fermare l'aumento dell'età pensionabile, così come già disposto per i lavoratori impegnati in mansioni usuranti con la legge di Bilancio 2018, anche per i lavoratori impegnati in mansioni gravose previste dall'Anticipo pensionistico sociale.