Si attendevano con ansia le istruzioni ministeriali per quanti sono prossimi alla pensione e che pensano di centrarla nel 2018. Parliamo del personale della scuola che come al solito ha delle regole diverse dagli altri lavoratori per quanto concerne i tempi di uscita dal lavoro. Il Miur ha pubblicato una nota con cui ha stabilito la data entro la quale i lavoratori del comparto dovranno presentare istanza di cessazione dal servizio. Ecco tutto quello che bisogna sapere e chi sono i soggetti che possono andare in pensione nel 2018.

Scadenza a dicembre ma non per i dirigenti

La scadenza rispetto agli ultimi anni si accorcia perché nella nota del Miur la data ultima per presentare istanza di cessazione dal servizio per i lavoratori del comparto scuola è fissata per il 20 dicembre. Oltre un mese in meno di tempo per i lavoratori che si pensioneranno nel 2018 perché, per esempio, per il 2017 la scadenza delle istanze era fissata per fine gennaio. Questo per insegnanti, bidelli, personale Ata ma non per i dirigenti scolastici che hanno più tempo, con la scadenza per loro fissata per le stesse istanze entro fine febbraio. La data di pensionamento per coloro che raggiungono i requisiti per le loro pensioni nel 2018 è il 1° settembre 2018.

Non va confusa la domanda di cessazione dal servizio, quella che molti chiamano istanza di dimissioni volontarie, con la domanda di pensione vera e propria. Infatti la scadenza si riferisce all’istanza da presentare al Miur, mentre la domanda di pensione vera e propria bisognerà presentarla all’Inps ed a partire dal 1° giugno 2018.

Requisiti per la pensione dal 1° settembre

Numerose le vie per lasciare il lavoro nel 2018, a partire da coloro che hanno raggiunto i requisiti pensionistici prima della riforma Fornero e per i quali si applicano le regole antecedenti il Governo Monti. Questo perché vige il meccanismo della cristallizzazione del diritto. Pertanto per chi al 31 dicembre 2011 ha raggiunto i vecchi requisiti potrà pensionarsi con 20 anni di contributi e 65 anni di età se uomini, oppure 61 anni per le donne.

Lo stesso discorso per quanti al 31 dicembre 2011 avevano chiuso 40 anni di contributi o la quota 96 per i quali si apre la possibilità di pensione anticipata, quella slegata da vincoli e requisiti anagrafici. Resta anche viva la pista opzione donna che consente l’uscita con 57 anni e 7 mesi di età. Questo se l’età è centrata entro il 31 dicembre 2015 e contestualmente si centrano 35 anni di contributi entro il 31 luglio 2016. Infine, via libera all’uscita con le norme odierne relative a pensione di vecchiaia e pensione di anzianità, rispettivamente con 66 anni e 7 mesi di età nonché 20 di contributi e 42 anni e 10 mesi (41 anni e 10 mesi per le donne). Questo solo per il 2018, con il 2019 che senza sorprese che oggi appaiono improbabili, porterà gli inasprimenti previsti dal meccanismo dell’aspettativa di vita.