Momento cruciale quello che stiamo vivendo dal punto di vista della Previdenza Sociale perché si stanno ultimano i ritocchi del pacchetto Pensioni da inserire nella Legge di Stabilità. A dire la sua sulla nostra manovra finanziaria come al solito l’Unione Europea, come sempre rigida rispetto a conti e debito pubblico, anche se meno del solito. I conti dell’Italia sono ancora in rosso e qualsiasi cosa venga fatta per il capitolo pensioni, che comporti spese extra da parte delle casse statali, sarebbe valutato in malo modo da Bruxelles. In linea con i diktat europei e con l’austerità imposta dai suoi vertici, il decreto che porterà l’aumento dell’età pensionabile e non solo sembra in procinto di essere emanato.

Ecco il punto della situazione della nostra previdenza in vista dell’altrettanto imminente approvazione della manovra di fine anno.

Pensione a 67 anni? ci siamo

Come riportano diversi quotidiani a tiratura nazionale, primo tra tutti il Corriere della Sera con un articolo odierno della sua edizione digitale, il Governo in linea con quanto stabilito durante gli incontri con i sindacati sembra anticipare l’emanazione del decreto sull’aspettativa di vita. La pensione che salirà a 67 anni dal 2019, pur essendo un provvedimento previsto da tempo, necessita di un decreto per diventare realtà. Il rinvio che per un certo periodo appariva soluzione possibile è stato scongiurato. Viste le difficoltà del momento e le imminenti elezioni con campagna elettorale annessa, che sconsigliavano l’adozione di provvedimenti che mettevano a rischio il gradimento del Governo verso gli elettori, per qualcuno suggerivano di rinviare la decisione al 2018.

Adesso sembra che con l’emendamento che sancirà l’esenzione dall’aumento di età pensionabile per le ormai note 15 attività lavorative gravose, il Governo emanerà il decreto che dal 2019 porterà l’età da raggiungere per la pensione di vecchiaia a 67 ed i contributi per la pensione di anzianità a 43 e 2 mesi (42 e 2 mesi per le donne).

Da Bruxelles bastone e carota

Sempre le elezioni sono l’elemento che è stato considerato dalla Comunità Europea chiamata a dare il suo giudizio sulla manovra finanziaria dell’Italia. Infatti con una lettera, la UE ha informato l’Italia che il giudizio atteso sarà prodotto la prossima primavera. Una sorpresa questa che probabilmente ha messo in atto perché a pochi mesi dalle elezioni, il rischio di provocare scossoni politici bocciando i conti italiani era molto elevato.

Dalla UE infatti confermano come il debito dell’Italia sia preoccupante, con quello strutturale che è cresciuto. Questo nonostante negli ultimi tempi all’Italia sia stata concessa flessibilità sui conti pubblici. Andare ad incentivare la parte politica dei cosiddetti populisti, o degli antieuropeisti adesso è sconsigliabile per quanto concerne le direttive comunitarie. Ecco perché nonostante i conti non siano in ordine, all’Italia è stato concesso ulteriore tempo. Nella lettera però, come cita il quotidiano “Il Sole24Ore” di oggi 22 novembre, c’è il suggerimento di non adottare in manovra azioni che vadano verso un aumento della spesa pubblica e le pensioni sono tra queste. Proprio adesso che in Italia si discute di contro-riformare la Legge Fornero, con la CGIL che indice una specie di sciopero generale e con il Governo che è sembrato di più larghe vedute rispetto alle esigenze dei lavoratori in ottica pensioni, il monito di Bruxelles appare chiaro, cioè “nulla si deve fare”.

Anche i 300 milioni messi sul piatto per la questione aspettativa di vita per le 15 attività gravose da esentare, oppure l’estensione dell’Ape sociale appaiono, secondo il quotidiano, provvedimenti che sono a rischio. Ecco perché fino all’approvazione della Legge di Bilancio, nulla può essere dato per certo, soprattutto per le questioni previdenziali.