La Legge di Bilancio dovrà essere approvata entro fine anno per consentire ai provvedimenti in essa contenuti di fare ingresso nell’ordinamento nostrano a partire dal 1° gennaio 2018. Nella manovra anche il discusso pacchetto Pensioni, con gli interventi sulla previdenza che sono stati proposti dal Governo dopo i tanti e continui incontri con i sindacati. Un pacchetto pensioni che sta lasciando strascichi polemici, con i sindacati che nel tempo sembra si siano divisi, con la CISL e la UIL propensi ad accettare quanto offerto dal Governo e la CGIL duramente polemica a tal punto da aver indetto già una mobilitazione di massa.

Resta il fatto che anche senza l’ok uniforme dei sindacati, quanto succederà per le pensioni a partire dall’anno venturo sembra ormai certo.

Aumenti di età e contributi necessari

Dal 2019 l'età anagrafica per la pensione di vecchiaia salirà a 67 anni per tutti i lavoratori ad esclusione delle 15 categorie di lavori gravosi aggiornate proprio i manovra di Bilancio. Come riporta un articolo di oggi dell’agenzia AdnKronos, si tratta di uno sconto offerto a determinate categorie di lavoratori alle prese con attività logoranti, uno sconto di 5 mesi rispetto alle altre fattispecie di lavoratori. Rispetto alle soglie anagrafiche attuali infatti, nel 2019 la stragrande maggioranza di lavoratori dovrà aspettare altri 5 mesi per raggiungere l’età minima per andare in pensione con gli altrettanto minimi 20 anni di contributi versati.

La pensione di vecchiaia passa da essere centrata a 66 anni e 7 mesi di età agli ormai famosi 67 anni. Proprio l’esenzione da questo scatto offerta alle 11 categorie di lavori gravosi che possono beneficiare da quest’anno anche di quota 41 ed Ape sociale, con l’aggiunta degli agricoli, dei siderurgici, dei marittimi e dei pescatori è la novità principale contenuta nella proposta del Governo ai sindacati.

Oltre che rientrare in queste attività evidentemente stressanti, bisogna anche averle svolte in 7 degli ultimi 10 anni di lavoro.

Esenzione anche in funzione della pensione anticipata

Un’altra sostanziale novità uscita dal documento dell’Esecutivo è l’applicazione dell’esenzione dagli scatti previsti nel 2019 anche in funzione della vecchia pensione di anzianità.

Questo aspetto sembrava essere passato sotto traccia durante la discussione previdenziale degli ultimi mesi, soppiantato dall’aumento di età pensionabile. Anche la pensione anticipata dovrebbe subire gli stessi scatti della pensione di vecchiaia, cioè i soliti 5 mesi. Se oggi gli uomini possono andare in pensione senza limiti di età con 42 anni e 10 mesi di contributi e le donne con un anno esatto in meno, dal 2019 dovranno raggruppare 43 anni e 2 mesi (sempre uno in meno per le donne. Stesso destino quindi per le due grandi aree pensionistiche italiane, la pensione di vecchiaia e quella anticipata. Ecco perché adesso il Governo ha deciso di rendere esenti dai 5 mesi di aumento anche i soggetti che rientrano nelle solite 15 categorie di lavori gravosi per i quali anche la pensione di anzianità resterà identica, come requisiti di accesso a quella che è oggi.

Un futuro ancora da scrivere

Con le mani legate da vincoli di bilancio, sostenibilità del sistema pensionistico e fondi a disposizione, questo è quello che il Governo ha potuto fare e che non è andato giù, fino ad oggi, alla CGIL. L’apertura del Governo ad intervenire in futuro però resta la stessa, perché c’è da continuare a discutere su pensione di garanzia ai giovani e sulla rivalutazione dei lavori di cura delle donne rispetto alle pensioni. Anche se l’attuale Governo non sarà più in carica tra qualche mese, sostituito da un nuovo Esecutivo dopo le elezioni, la promessa è di cercare davvero di riformare il sistema. Dovrebbe nascere una commissione scientifica che consenta di valutare bene quali e quante attività gravose siano degne di trattamento meno aspro quando si tratta di lasciare il lavoro per andare in pensione.

Inoltre, sembra esserci l’intenzione di prolungare l’Ape Sociale oltre la sua scadenza fissata nella scorsa Legge di Stabilità e che sarebbe il 31 dicembre 2018. Sempre per l’Ape Sociale si allargherebbe la platea dei beneficiari alle altre 4 attività gravose di cui parlavamo sopra e si torna a parlare di sconti in termini di requisiti contributivi, che scenderebbero da 36 a 30 anni, con ulteriori abbuoni per le donne, nell’ordine di un anno per figlio avuto, fino ad un massimo di 2 anni. Cambia anche la modalità di calcolo degli scatti relativi all’aspettativa di vita che passano a media biennale e soprattutto di biennio in biennio e non più sulla media storica della vita media degli italiani.