Le ultime novità sulle Pensioni ad oggi 10 novembre 2017 vedono arrivare nuovi importanti dettagli in merito al meccanismo di calcolo dell'aspettativa di vita ed alla data di pensionamento a partire dai prossimi scatti. Nella serata di ieri è emerso infatti il metodo di calcolo suggerito dal Governo per andare a modificare l'attuale implementazione del parametro. Sulla base delle ultime indiscrezioni, questo dovrebbe prevedere una differenza sulla media biennale tale da poter considerare anche i periodi negativi. Nel frattempo si sono registrati anche i primi commenti dei sindacati, che hanno valutato come costruttiva la proposta, pur ritenendola ancora insufficiente, tanto che diventa sempre più concreta la possibilità di una nuova mobilitazione generale nelle prossime settimane.
Per cercare di comprendere meglio la situazione facciamo insieme il punto nel nostro nuovo articolo di approfondimento.
Pensioni e aspettativa di vita: ecco gli ultimi dettagli sulla proposta dell'esecutivo
Il calcolo da applicare ai criteri di pensionamento per l'adeguamento all'aspettativa di vita potrebbe subire importanti differenze a partire dal biennio 2021-22. È quanto emerso nella serata di ieri in relazione alla proposta avanzata dal Governo ai sindacati durante l'ultimo tavolo tecnico di confronto. Nella pratica, dal 2021 verrebbero applicate le medie biennali confrontate con quelle precedenti, pertanto si contemplerebbero anche eventuali periodi di crescita negativa. Questi ultimi verrebbero tenuti in considerazione per il biennio successivo, pertanto sarebbe inglobata anche un'eventuale decrescita della speranza di vita, sebbene questo non comporterà un vero e proprio calo dell'età di pensionamento.
La nuova ipotesi va ad affiancarsi alla selezione di 15 categorie di lavoratori, per i quali resterebbe garantita una neutralizzazione del meccanismo di adeguamento per il 2019. Una tutela che dovrebbe coinvolgere una platea di circa 20mila lavoratori.
I sindacati restano insoddisfatti e preparano la mobilitazione
Stante quanto appena riportato, la risposta dei sindacati resta di sostanziale insoddisfazione, seppure quanto ricevuto è stato valutato come un passo in avanti rispetto alla situazione di partenza.
Per la UIL, le distanze persistono mentre un'intesa può diventare possibile "solo se ci ascoltano. Noi chiediamo un intervento sulla platea più ampio di quello proposto", ha ricordato il Segretario Confederale della Uil Domenico Proietti, evidenziando che "queste distanze devono essere colmate". Purtroppo quanto emerso finora non può essere ritenuto sufficiente per concretizzare un accordo mentre sullo sfondo restano ancora ulteriori interventi da concretizzare.
Il riferimento va, ad esempio, alla proroga dell'APE. Anche dalla Cgil si osserva con preoccupazione la chiusura verso gli argomenti che caratterizzavano il verbale di accordo della Fase 2. "Non vogliono parlare delle pensioni dei giovani e del lavoro di cura", ha sottolineato il Segretario Confederale Cgil Roberto Ghiselli, intervistato su Radio Articolo 1. "Già abbiamo capito che la proposta governativa sarà del tutto parziale: la valuteremo prima dell'incontro con il premier Gentiloni, insieme a Cisl e Uil", ha proseguito il sindacalista. "A quel punto si dovranno scoprire le carte. Si capirà definitivamente se l'esecutivo guarda ai lavoratori con rispetto oppure no".
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