Sono le donne e i giovani i due grandi assenti dagli interventi di modifica del comparto previdenziale previsti con la legge di bilancio 2018. Nella serata di ieri abbiamo fatto il primo punto della situazione in merito all'esito del tavolo tecnico tra Governo e Sindacati. La giornata ha visto concretizzarsi un nuovo rinvio al prossimo martedì 21 novembre 2017, ma sembra ormai chiaro (salvo sorprese dell'ultima ora) che i lavori di cura e la pensione di garanzia per chi si trova a doversi confrontare con il contributivo puro sono destinati ad essere rimandati a data da destinarsi e cioè non prima della prossima legislatura.

Si tratta, a tutti gli effetti, di uno scenario difficile da accettare per le lavoratrici ed i lavoratori coinvolti, soprattutto per l'evidente situazione di disagio nella quale spesso si ritrovano e per il fatto di vedere disatteso un accordo che era stato siglato poco più di un anno fa. Sembra invece migliorare la situazione riguardante le altre misure di flessibilità attualmente in discussione, a partire dall'apertura verso una delle richieste considerate come prioritarie dalle parti sociali, ovvero il blocco dello scatto di 5 mesi per l'aspettativa di vita nell'accesso alla pensione anticipata (cioè la vecchia pensione di anzianità). Vediamo insieme tutti i dettagli ed i commenti di approfondimento.

Per il Ministro del Lavoro l'impegno sulle pensioni è significativo

In merito al tema dell'adeguamento all'aspettativa di vita dei criteri di pensionamento il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha spiegato che "per due volte questo tipo di norma è stata precedentemente applicata e in questo momento invece c'è un'opzione diversa", facendo così il punto della situazione sull'esito del confronto tra esecutivo e sindacati.

"Il Governo ha mostrato una disponibilità ed un impegno ad intervenire rispetto alle 15 categorie di cui abbiamo parlato e nella discussione di oggi abbiamo aggiunto una precisazione importante". Il riferimento va alla sterilizzazione dell'AdV per il pensionamento anticipato, ma l'esponente del Governo ha ribadito anche l'importanza della creazione di un fondo a cui destinare i risparmi derivanti dagli avanzi delle coperture per l'APE sociale.

"In questo modo è possibile facilitare un prolungamento della misura, oggi prevista fino al 2018".

Secondo la Cgil l'esito del confronto è un'occasione persa

La leader della Cgil Susanna Camusso ha invece definito l'esito del confronto con il Governo "un'occasione persa" all'interno di "un quadro di grande distanza rispetto agli impegni". Il riferimento va in particolare ai mancati interventi in favore delle donne e dei giovani, argomenti che erano al centro delle verbale di accordo firmato a settembre 2016. Ma anche sui correttivi riguardanti l'aspettativa di vita il sindacato si era espresso negli ultimi giorni con toni critici, ridimensionando fortemente le stime per i potenziali fruitori.

Si passa infatti dai 20mila lavoratori suggeriti dall'esecutivo a poco più di 4mila persone. "Troppo ristretta anche con la proposta fatta oggi, la platea dei beneficiari delle agevolazioni sull’aumento dell’età per la pensione", ha evidenziato Camusso, confermando la decisione di scendere in piazza con una nuova grande mobilitazione.

Pensioni e aspettativa di vita: cosa accadrà dal 2019?

Stante la situazione appena descritta, qualora fossero confermate le proposte avanzate dal Governo ci sarà una neutralizzazione dell'adeguamento alla speranza di vita solo per 15 categorie di lavoratori, sebbene la salvaguardia riguarderà sia la pensione di anzianità che quella di vecchiaia. Per gli altri sarà necessario aver maturato almeno 67 anni di età (assieme a 20 anni di contributi), oppure 43 anni e 3 mesi di lavoro indipendentemente dall'età (un anno in meno per le donne).

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