L'Unione Europea chiede all'Italia di non fare passi indietro sulle riforme strutturali del Paese, fra cui la legge Fornero. Il monito arriva in concomitanza con il confronto fra governo e sindacati, arrivato ad un punto di svolta a seguito delle nuove proposte da parte dell'esecutivo, che hanno trovato concordi Cisl e Uil. Opinione diversa della Cgil, che ha indetto una mobilitazione generale per il prossimo 2 dicembre. Quali le conseguenze del monito europeo all'Italia per il pacchetto previdenziale da inserire nella prossima Legge di Bilancio per il 2018?

Sulla carta, restando queste le proposte, nessuna.

L'Europa chiede all'Italia di mantenere l'impianto della riforma delle pensioni Fornero

La lettera della Commissione Europea è a firma del vice presidente Valdis Dombrovskis e Pierre Moscovici, commissario agli affari monetari. La loro preoccupazione principale è il debito elevato dell'Italia e le difficoltà incontrate dal nostro Paese a farlo diminuire, nonostante le clausole di flessibilità di bilancio di cui ha goduto nel recente passato. In maniera esplicita, viene chiesto al governo italiano di evitare "ritorni indietro sul fronte delle riforme strutturali, in particolare quella pensionistica".

Il monito della Commissione Ue all'Italia sulle Pensioni è, se vogliamo, un'ulteriore conferma dell'importanza per l'Unione europea della legge Fornero, avviata durante il governo tecnico presieduto da Mario Monti.

Anche negli ultimi giorni, Elsa Fornero ha rivendicato i meriti della sua riforma, ricordando la difficoltà di quel preciso momento storico per l'Italia e l'immobilismo dei governi successivi, facendo riferimento all'arrivo dell'Ape social cinque anni dopo la sua riforma, primo strumento previdenziale con cui si ristabiliva la flessibilità pensionistica.

Le conseguenze della lettera della Commissione Europea all'Italia sulle pensioni

Seguendo la logica, è da escludere un blocco dell'aspettativa di vita più ampio di quanto già proposto dall'esecutivo di Paolo Gentiloni in questi ultimi giorni ai sindacati. Uno studio della Cgil ha approfondito la questione, arrivando ad una conclusione netta, secondo cui la misura interesserebbe soltanto 4 mila lavoratori, anziché gli oltre 20.000 citati dai mass media e quotidiani nazionali.

Ugualmente la spesa da affrontare, pari a poco più di 61 milioni di euro, cifra che verrebbe impiegata non nel 2018 ma complessivamente in tre anni.

Ugualmente, sono da escludere altre proposte che richiederebbero eccessivi sforzi economici da parte dello Stato italiano, come ad esempio la stessa abolizione dell'aspettativa di vita, per la quale il presidente dell'Inps indica una spesa pari a 141 miliardi di euro. La missiva dell'Ue chiude le porte anche per un remoto ripensamento del governo sulla quota 41 estesa a tutti i lavoratori precoci, e non soltanto alle categorie inerenti l'Ape social, l'anticipo pensionistico agevolato introdotto ufficialmente a luglio di quest'anno.