La Commissione Bilancio del Senato, in sede di discussione per l’approvazione della manovra finanziaria, in una lunga seduta durata 7 ore ha recepito l’emendamento presentato dal Partito Democratico per la stabilizzazione dei ricercatori precari. Il relatore ha avuto mandato di riferire in Aula alle ore 09:30 in data odierna su tale proposta di modifica. Il maxiemendamento, sul quale probabilmente sarà posta la fiducia, mette a disposizione 10 milioni di euro per l’anno 2018 e 50 milioni per il 2019 per la trasformazione e la stipula di contratti a tempo indeterminato di ricercatori e tecnologi.
A darne l’annuncio, con evidente soddisfazione, la ministra della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, e la ministra della Pubblica Istruzione, Valeria Fedeli. Tali risorse finanziarie aggiuntive dovrebbero consentire di assumere stabilmente fino a 2.170 unità negli enti di ricerca. Bisogna comunque tenere presente che con la nuova riforma della Pubblica Amministrazione era già possibile l’assunzione a tempo indeterminato per tutti quegli Enti che già dispongono di risorse stabili, l’emendamento proposto e recepito dalla Commissione va esattamente nella direzione di assicurare quelle risorse mancanti, dato che il fondo di "cofinanziamento" previsto, spiegano le ministre Madia e Fedeli, consente "la trasformazione" da tempo determinato a indeterminato "di circa 420 ricercatori e tecnologi nel 2018 e nel 2019 potranno essere assunti ulteriori 1.750".
Tale intervento economico, tramutatosi nell’emendamento alla Manovra, si pone l’obiettivo di colmare quel fenomeno che comunemente viene definito “dei cervelli in fuga” e di ritornare ad investire nel futuro del Paese.
In molti Enti di Ricerca il tanto atteso provvedimento
Basti pensare che solo al CNR (Centro Nazionale di Ricerca), in cui lavorano giovani che fanno ricerca su biomedicina, nanotecnologie, cambiamenti climatici, avanzati sistemi di monitoraggio del territorio e delle acque il 40% dei dipendenti è precario: contratti a tempo determinato, assegni di ricerca, collaborazioni.
Si calcola infatti che in tale Ente circa 1.500 dipendenti lavorano con contratti a tempo determinato. Ma sono almeno 3mila i rapporti di lavoro parasubordinato, tra assegni di ricerca e contratti di collaborazione; grandi responsabilità, altissima specializzazione, ma nessuna certezza per il futuro, sono i giovani che all’estero ci invidiano e che molto spesso riescono a strapparci con condizioni di lavoro ed economiche migliori e più stimolanti.
Altro esempio l’Istituto Nazionale di Astrofisica, dove è precario il 30 per cento del personale. Molti di loro aspettano di essere stabilizzati da oltre di dieci anni. Anche se comunque le risorse messe a disposizione sono insufficienti, si calcola infatti che solo per il CNR servirebbero 120 milioni di euro, la sfida è lanciata, saprà la Politica italiana convincere i nostri giovani a restare in Italia e scommettere sul proprio Paese?