Gli italiani sono tra i cittadini della Comunità Europea con l’età di uscita dal lavoro per la pensione tra le più alte. Nel 2019 questo peggiorerà perché ad esclusione di alcune categorie di lavoratori a cui verrà concessa una deroga sull’inasprimento con la nuova manovra, la stragrande maggioranza degli italiani dovrà attendere 67 anni di età per la pensione di vecchiaia. Questo per via del meccanismo dell’aspettativa di vita che non è stato possibile bloccare per tutti, per via della sostenibilità del sistema previdenziale e per questione di conti pubblici.
Lo stesso motivo per cui nonostante si faccia un gran parlare di contro-riformare la Legge Fornero, il sistema previdenziale anche nel 2018 si baserà esclusivamente sulle dure regole che proprio il Governo Monti ha lasciato in eredità. Qualcosa però esiste nel panorama normativo che può consentire a qualcuno di sfruttare delle eccezioni ai rigidi requisiti di accesso alle Pensioni.
Isopensione
La Legge di Bilancio è in discussione al Parlamento, o meglio si stanno discutendo le proposte correttive alla bozza di manovra licenziata ad ottobre dal Consiglio dei Ministri. Si tratta degli emendamenti e proprio uno di questi fa tornare in auge una misura previdenziale poco conosciuta ma che consente di anticipare anche di 7 anni l’uscita dal lavoro.
L’isopensione è una vecchia norma nata proprio con la Legge Fornero che consentiva di anticipare l’uscita dal lavoro di 4 anni rispetto ai 66 anni e 7 mesi per la pensione di vecchiaia. La proposta arrivata a corredo della Legge di Bilancio e che ha ricevuto l’ok della Commissione Bilancio del Senato vuole aumentare l’anticipo previsto con questa misura, portandola da 4 a 7 anni.
In pratica si potrebbe centrare la pensione a 67 anni di età. Possibilità però che non sia fruibile da qualsiasi lavoratore ma da una specifica categoria. Siamo più vicini ad un grande ammortizzatore sociale che ad una prestazione tipicamente pensionistica. Infatti l’isopensione è una specie di incentivo alle aziende che devono ridurre l’organico.
I lavoratori che si troveranno nel 2018 a 7 anni dalla pensione di vecchiaia, quindi a 60 anni e 7 mesi di età potrebbero sfruttare questa possibilità. Bisogna però essere dipendenti di aziende di almeno 15 dipendenti e che sono alle prese con accordi con i sindacati volti a risolvere la questione esuberi di personale.
Pensione straordinaria
Al lavoratore in pratica viene offerto uno strumento di sostegno al reddito, facendogli lasciare il lavoro per percepire una pensione calcolata in base ai contributi versati al momento dell’uscita, cioè di importo pari alla pensione anticipata spettante. Lo stesso meccanismo da ammortizzatore sociale è quello applicabile anche all’assegno di prepensionamento straordinario sempre su 7 anni di anticipo.
In questo caso però l’assegno sarebbe pari alla pensione maturata con l’aggiunta di una somma pari al corrispettivo dei contributi mancanti alla pensione. La misura si rivolge solo a lavoratori di aziende che hanno aderito ai cosiddetti Fondi Bilaterali e serve sempre come incentivo all’esodo agevolando le operazioni di uscita volontaria dal lavoro. L’assegno pre-pensionistico può essere richiesto da chi compie 60 anni e 7 mesi nel 2018 o da chi si trova a 7 anni dai 42 anni e 10 mesi della pensione di anzianità o anticipata come viene chiamata oggi.