Aumento dell'importo della pensione ma anche innalzamento dei requisiti di età per andare in pensione nel caso delle lavoratrici, alcune novità per i professionisti che potrebbero accedere più facilmente al cumulo dei contributi: queste le principali novità 2018 per le Pensioni. Inoltre come già ampiamente detto ci sarà un allargamento delle mansioni gravose che daranno accesso alla Quota 41 precoci e all'Ape Social tramite una norma nella Legge di Stabilità, come il via ufficiale all'Ape Volontaria, ma si tratta comunque di cambiamenti marginali e che riguarderanno un numero limitato di lavoratori e lavoratrici.

Vediamo invece i cambiamenti già programmati e che riguarderanno milioni di lavoratori, lavoratrici e pensionati.

Requisiti per la pensione 2018: più anni di età per le lavoratrici del settore privato

Precisiamo subito che per tutti dal 2019 ci sarà un'innalzamento dell'età per andare in pensione di vecchiaia per adeguamento all'aspettativa di vita: cinque mesi di età anagrafica per tutti, lavoratori e lavoratrici del settore privato e pubblico potranno ritirarsi a 67 anni con 20 anni di contributi. Anche per la pensione anticipata ci saranno cinque mesi di contributi in più, quindi 43 anni e 2 mesi gli uomini, un anno in meno le donne. Ma già dal 2018 ci sarà un aumento dell'età per la pensione di vecchiaia per le lavoratrici autonome che passeranno da 66 anni e 1 mese a 66 anni e 7 mesi, mentre per le lavoratrici dipendenti del settore privato si passerà da 65 anni e 7 mesi a sempre 66 anni e 7 mesi.

Si tratta in questo caso dell'ultimo step per adeguare l'età per la pensione tra uomini e donne, come imposto da una sentenza della Corte di Giustizia Europea del 2008.

Altro aumento di requisito anagrafico sarà nel 2018 per l'assegno sociale: da 65 anni e 7 mesi a 66 anni e 7 mesi.

Aumento dell'importo della pensione nel 2018

Dal 2018 ci sarà un aumento dell'importo della pensione per tutti i pensionati in quanto l'inflazione, dopo due anni a livello zero, nel 2017 è tornata in positivo e dunque scatta la perequazione, ovvero il sistema di rivalutazione della pensione in base all'indicizzazione col tasso di inflazione misurato dall'ISTAT.

Si tratta comunque di un aumento dell'1.1% che sarà pieno solo per gli assegni fino a tre volte il trattamento minimo Inps - lo stesso trattamento minimo sale dagli attuali 501.89 euro lordi mensili a 507.41 euro – mentre per le pensioni più alte l'aumento diventa via via più basso. Si procede a scaglioni di importo e per le pensioni oltre le sei volte il minimo (cioè più di 3011.34 euro) l'aumento è del 45% di 1.1%.

Da segnalare però che nel corso dell'anno ci sarà anche una trattenuta di circa 20 euro totali, probabilmente suddivisa in più rate, a titolo di rimborso all'INPS dovuto per una rivalutazione più alta del dovuto attuata nel 2015: in quell'anno infatti le pensioni crebbero dello 0.3% ma poi il tasso di inflazione fu corretto e ribassato a 0.2%.

Cumulo dei contributi anche per i professionisti iscritti alle casse di settore

I professionisti iscritti alla gestione separata INPS potranno accedere al cumulo gratuito dei contributi già dal 2017, così da accedere più facilmente ai requisiti per la pensione. Invece i professionisti iscritti alle varie casse previdenziali settoriali possono sottostare a regole diverse e non avere tale opporrunità, tuttavia dal 2018 anche per loro potrebbe divenire accessibile il cumulo.

Il problema risiede nel fatto che appunto le casse previdenziali hanno introdotto diversi requisiti e regole che rendono difficile una uniformità con quelle dell'INPS, ma nel corso del 2017 diversi enti previdenziali di settore hanno approntato nuovi regolamenti e inviato le delibere ai ministeri competenti, dunque una volta che siano firmate le convenzioni con l'INPS anche per in questi casi si potranno erogare e gestire le pensioni in cumulo per quasi mezzo milione di professionisti.