Non era la Manovra di Bilancio quella destinata ad incastonare tra i suoi tanti provvedimenti anche quello del rinnovo del contratto dei lavoratori del pubblico impiego. L’argomento è affrontato al tavolo della trattativa tra sindacati e l’Aran che rappresenta il Governo. Nella manovra però restano provvedimenti a salvaguardia dei lavoratori precari che nelle Pubbliche Amministrazioni sono in numero molto elevato. Tra nuove norme che avranno riflessi sul lavoro, stipendi e lavoro precario grosse novità sono in arrivo per i lavoratori statali.
Stabilizzazione dei precari
Messi a bilancio nella manovra 50 milioni di euro per il 2018 e 150 per il 2019 che serviranno per stabilizzare gli insegnanti precari della Scuola. Secondo i numeri che il Governo ha evidenziato sull’argomento sarebbero circa 18mila i precari della scuola che nel biennio prossimo potrebbero venire stabilizzati come contratto. Nel comparto della Sanità in manovra è stata prevista la stabilizzazione di quei soggetti che rientrano nel personale medico ed infermieristico che da tre anni sono al lavoro nella sanità pubblica ma con contratti precari. Stessa possibilità anche per i dipendenti precari di comuni e regioni per i quali nella manovra viene previsto lo sblocco del turnover per gli enti più virtuosi, che dimostreranno di aver contenuto le spese per il personale.
Sempre per l’anno prossimo, e sempre nel limite di spesa che deve essere uguale a quello del personale cessato l’anno in corso, le Province potranno assumere personale con contratti a tempo indeterminato. Per le Forze Armate, le forze dell’Ordine ed i Vigili del Fuoco la manovra ha stanziato 50 milioni nel 2018 per aumentare il loro salario accessorio.
Una dotazione che prevede un progetto triennale con altri 100 milioni messi a bilancio per lo stesso argomento per il 2019 e 150 per il 2020.
Sblocco del contratto
Dopo 8 anni di blocco e dopo una storica sentenza della Corte Costituzionale il Pubblico Impiego si doterà di un nuovo contratto. Ormai siamo alle battute finali di una partita che è iniziata nel luglio 2015 quando la Consulta decretò l’incostituzionalità del blocco della perequazione per gli stipendi dei lavoratori pubblici.
Un blocco non legale e non costituzionale che rende necessario sbloccare il rinnovo fermo da anni. Mancato adeguamento del salario degli statali al tasso di inflazione e mancato pagamento dell’indennità di vacanza sono argomenti che rendono i lavoratori in credito con il Governo. Il rinnovo del contratto però non riguarderà le cifre che come sempre sono le stesse dell’accordo bozza del novembre 2016 tra Governo e sindacati, cioè le ormai celebri 85 euro a testa e lorde. Il nuovo contratto prevedrà numerose novità, come sottolinea un articolo della nota Agenzia di Stampa “Adnkronos”. Secondo l’articolo l’obbiettivo è un rinnovo prima della fine dell’anno ed i tempi lunghi con cui si sta risolvendo la matassa sono adducibili ad un articolo del contratto che riguarda da vicino i sindacati.
Ci sarebbe la questione dell'articolo 3, quello che riguarderebbe le relazioni sindacali e le materie che possono essere delegate alla contrattazione con le parti sociali, nello specifico turni e orari. I sindacati non dovrebbero essere solo informati delle decisioni prese dall'amministrazione, ma su ognuna di esse si darà vita a un confronto per quanto concerne quelle che hanno riflessi sul lavoro. Fermo restando quindi l’aumento lordo di 85 euro in media per lavoratore, si va verso un bonus ai dipendenti con redditi più bassi. Un aumento extra di ulteriori 20 euro al mese per i lavoratori con stipendi più bassi. Un modo per cercare di accorciare la forbice retributiva tra Comparti ed a volte negli stessi uffici.
Per contenere la spesa della PA alla voce spese del personale sembra avanzare l’ipotesi di bloccare a 180 ore il limite di lavoro straordinario per anno di lavoro. La lotta ai furbetti del cartellino o agli assenteisti cronici proseguirà anche nelle norme di cui sarà dotato il nuovo contratto. Per un dipendente troppo assente e soprattutto, assente cronico a cavallo di festivi e week end, la penalizzazione sarà sui premi che non verranno assegnati ne al lavoratore ne all’ufficio dove presta servizio, penalizzando anche i colleghi. Infine la questione buoni pasto e pausa pranzo che sembra sarà ridotta dai 30 minuti attuali a 10. Una opzione che sembra essere sponsorizzata anche dai sindacati che vedrebbero la riduzione della pausa una occasione per richiedere ed ottenere maggiore flessibilità negli orari di lavoro. Va valutato però se i 0 minuti di pausa siano idonei all’erogazione del buono pasto che nel frattempo sembra sarà fissato nella cifra di 7 euro cadauno.