Tutto risolto in via ufficiale per quanto concerne il nuovo contratto dei lavoratori pubblici che fa seguito all’intesa sottoscritta il 23 dicembre tra sindacati ed Aran. Un atto dovuto come continua a ripetere la Madia, perché un nuovo contratto era atteso da quasi 10 anni. Nuovi stipendi, arretrati per il biennio 2016-2017 ed anche nuove regole su orario di lavoro, ferie e permessi. Il nuovo contratto è approntato con validità triennale dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2018. Il rinnovo per il momento riguarda solo il Comparto delle Funzioni Centrali, perché quello è il settore interessato dall’accordo natalizio.

Per gli altri comparti bisognerà attendere ancora perché le difficoltà sono maggiori ed oggettive e soprattutto perché riguarda una platea di lavoratori molto maggiore rispetto a ministeriali e dipendenti delle Agenzie Fiscali per i quali la partita è già chiusa.

I numeri

Come riporta il “Sole 24 Ore”, il Consiglio dei Ministri ha confermato le basi dell’accordo di dicembre dando il via libera all’erogazione delle cifre arretrate spettanti a ciascun dipendente da gennaio 2016 a febbraio 2018. Il mese utile sarà febbraio, prima delle elezioni politiche del 4 marzo. Che sia una trovata elettorale o no poco importa perché si tratta di un rinnovo che i lavoratori attendevano da sempre. La platea di interessati è di 270mila unità circa e rappresenta solo una piccola parte degli oltre 3 milioni di dipendenti di cui conta la Pubblica Amministrazione.

Evidente che ci sia ancora molto lavoro da fare per estendere a tutti i lavoratori statali quanto si è ultimato per i ministeriali. Per il nuovo stipendio, quello aggiornato con il rinnovo, bisognerà attendere marzo. Gli arretrati di febbraio saranno in soluzione unica, con una cifra che qualcuno definisce simbolica, una tantum tra i 370 ed i 712 euro a lavoratore.

Una cifra bassa rispetto all’aumento previsto che sarà di 85 euro al mese lordi. Non si potrà rendere strutturale l’aumento previsto per i mesi di arretrato perché le risorse stanziate dal Governo non basterebbero. Gli arretrati saranno a salire in base alle fasce retributive, seguendo il meccanismo lineare predisposto che si basa su aumenti di retribuzione del 3,48% a lavoratore.

Gli aumenti

Oltre 270mila buste paga di febbraio saranno per così dire più pesanti per poi tornare normali a marzo quando i lavoratori si troveranno i loro aumenti spettanti con gli ormai celebri 85 euro al mese. Il problema del bonus da 80 euro di Renzi sembra detonato, con l’aumento delle soglie reddituali complessive utili alla fruizione aumentate e con l’inserimento nel rinnovo dell’elemento di perequazione. In pratica ai lavoratori di fascia retributiva più bassa, che percepiranno l’importo minimo di arretrati e lo scatto stipendiale più basso, saranno concessi ulteriori aumenti intorno ai 20 euro al mese proprio per consentire a tutti di percepire i famosi 85 euro. L’aumento di marzo grosso modo sarà tra i 63 ed i 117 euro a lavoratore, con le amministrazioni più ricche che potranno erogare tra 9 e 15 euro a lavoratori come surplus sul salario accessorio.

Altre novità

Il nuovo contratto non presenta variazioni solo di stipendio, ma anche diverse novità di disciplina del lavoro. Entrano orari di lavoro flessibili, ferie solidali tra dipendenti, e regolamentazione ferrea dei permessi come quelli per la 104 che devono essere richiesti con largo anticipo. Tutto per evitare di paralizzare gli uffici e consentire loro di erogare servizi agli avventori programmando per tempo le presenze dei dipendenti. Nascono tutele per chi subisce violenza, azioni di welfare per i figli o per i neo papà e le neo mamme. Si amplia la platea dei beneficiari di permessi per le terapie cosiddette salva vita o dei riposi per matrimoni che vengono estese alle coppie omosessuali o a quelle delle unioni civili.