"Firmato il contratto degli enti locali”: come sempre su Twitter, il ministro Madia ha confermato con un post l’ennesimo rinnovo del contratto dei lavoratori statali. Stavolta è toccato ai dipendenti degli enti locali, cioè gli oltre 467mila lavoratori in servizio presso Regioni, Province, Comuni, Città metropolitane e Camere di Commercio. Dopo i Ministeriali, le Forze dell’Ordine e la Difesa e dopo la Scuola, si va concludendo la vicenda rinnovo contratto per tutti i settori della Pubblica Amministrazione, il cui rinnovo era atteso da un decennio.

Come ribadito dal ministro della Funzione Pubblica, adesso si attende l’ok anche nell’ultimo settore, dove le trattative non sono ancora concluse, quello della sanità. Ma cosa cambia davvero per i lavoratori degli Enti Locali dopo l’intesa sul rinnovo?

Una nuova stagione?

Anche i sindacati chiamati a commentare la notizia di questa fumata bianca sul nuovo contratto sembrano entusiasti di quanto fatto. Dal punto di vista del lavoro in senso stretto, numerose ed importanti le novità. Resta in vigore la normativa che prevede il miglior trattamento per il turno festivo infrasettimanale e, nel frattempo, prevista una ulteriore categoria economica per ogni area. Prevista anche la nascita delle sezioni speciali in sede contrattuale per la polizia locale, con la creazione di un nuovo meccanismo relativo all’indennità di funzione collegata al grado del dipendente.

Un contratto che ha anche dei risvolti sperimentali, come la possibilità di sospendere le ferie in corso, per casi di lutti in famiglia. Sempre per l’istituto delle ferie, si sperimenterà la concessione delle stesse anche ad ore e non soltanto a giornate.

Capitolo stipendio

Anche nel comparto Enti Locali la parte più attesa da parte dei lavoratori era il ritorno alla perequazione, o meglio, gli aumenti di uno stipendio da troppi anni congelato e la corresponsione degli arretrati.

Oltre agli aumenti in busta paga i lavoratori, al primo stipendio utile (probabilmente aprile), cioè dopo i passaggi alla Ragioneria di Stato e Corte dei Conti, ci sarà da percepire gli arretrati per il periodo intercorrente tra la decorrenza e l’avvenuto aumento di salario. L’aumento medio lordo pro capite è sempre lo stesso, cioè gli ormai celebri 85 euro.

Aumenti medi intorno ai 40 euro al mese in base alle fasce retributive. Per il capitolo arretrati, invece, la prassi consolidata da parte del Governo è l’erogazione di un importo una tantum da circa 500 euro lordi. Anche in questo caso cifre differenti in base alla fascia di appartenenza del lavoratore. Confermata anche la salvaguardia per i dipendenti con redditi più bassi, ai quali in questi anni è toccato il bonus Renzi da 80 euro al mese. Nonostante gli aumenti, a nessuno verrà tolto il bonus che continuano a percepire da anni.